Tra polemiche - l’ultima in ordine di tempo legata alle accuse di pedofilia mosse al genere da parte de "La Repubblica" - dovute spesso all’ignoranza e strenui cultori, la passione del Manga si diffonde sempre più a macchia d’olio tra giovani e non. Non solo travestimenti eccentrici e raduni estrosi.
Diffusosi in Italia recentemente, (le prime pubblicazioni risalgono a sporadiche case editrici negli anni ’90) il mondo Manga è il sogno lavorativo, spesso irrealizzabile di molti giovanissimi. Diventare disegnatore di fumetti giapponesi è un sogno non legato al prestigio personale o al denaro, ma semplicemente alla possibilità di dar luce al proprio estro artistico. E’ quanto desidera Alfio Mancari, giovanissimo aspirante sceneggiatore di manga che afferma:
"un tempo volevo fare il mangaka perché volevo dare vita alla mia fantasia ma purtroppo non sono molto pratico nel disegno... così ho iniziato solo a scrivere storie a sfondo manga sperando un giorno di poter trovare un buon disegnatore che realizzi il mio sogno di poter creare e pubblicare un manga.Non sono minimamente interessato alla fama o ai soldi... raggiungere questo mio obbiettivo mi soddisfa pienamente".
Se per qualcuno il mondo manga è un cult, per altri continua ad essere una realtà lontana per pochi "adepti", ma Sara Giuffredi, in arte Robun, aspirante mangaka, ha provato ad addentrarci in questo mondo tanto affascinante quanto sconosciuto a molti.
- Proviamo a sgomberare il campo da ogni errore e confusione: cos’è un manga?
Un manga, oltre la traduzione letterale ed etimologica, è principalmente il “fumetto” in giapponese. In Giappone infatti la parola manga viene utilizzata per descrivere qualsiasi tipo di fumetto, da quelli giapponesi, agli europei fino a quelli americani. Noi e il resto del mondo, invece, utilizziamo la parola manga per parlare esclusivamente del fumetto giapponese, come utilizziamo la parola comics per quello americano.
- Cosa differenza, dal punto di vista tecnico e tematico, un normale fumetto americano o europeo da un manga?
Le differenze principali sono le tempistiche e le tecniche con cui vengono realizzati.
Prendiamo come esempio tre tipi di fumetti ben diversi: il manga, il fumetto americano e quello francese.
I fumetti che una volta erano tipici in Francia, come ad esempio “Asterix e Obelix”, venivano raccolti in enormi volumi che uscivano praticamente una volta all’anno. Non erano certo comodi da portare in giro ed erano una buona lettura per chi voleva godersi qualche attimo di comicità. La tempistica per realizzarli non era dunque imminente, cosa che non accade per i fumetti americani e giapponesi. Se per gli americani la cadenza di uscita del volume è mensile, quella per i manga è addirittura settimanale se il capitolo viene pubblicato su una rivista che richiede questo tipo di pubblicazione. Il manga inoltre è studiato per essere un momento di relax in un ambiente frenetico come il Giappone. Chi è ad esempio sulla metro mentre si dirige al lavoro o a scuola preferisce una lettura veloce e non molto pesante (nessuno vuole perdere la propria fermata!), anche la grafica e la composizione delle vignette è studiata per essere intuitiva e veloce, la stessa cosa vale per i disegni. Per quanto riguarda le tematiche non sono poi così diverse da altri tipi di fumetto. Come per ogni cosa, le varie letture hanno dei target e si cerca di realizzare ciò che più piace alla fascia d’età in cui si compete. E’ anche vero che alcuni possono giudicare “strani” moti argomenti trattati ma bisogna anche pensare che dietro c’è una cultura che non è la nostra
- Quale filosofia si nasconde dietro il manga al punto da essere sempre più diffuso tra giovani e non? Com’è stato possibile scadere nelle accuse di pedofilia mosse al genere ultimamente da “La Repubblica”?
Come tutte le passioni i manga sono capaci di avvicinare le persone che hanno di cui parlare e discutere. Alcuni prendono il manga come semplice svago o una piacevole lettura, altri discutono dello stile di disegno e le tecniche utilizzate. Grazie ad internet la gente riesce a trovare persone dagli interessi comuni e sempre grazie a quest’ultimo se ne facilita la diffusione. Questo ci rende più consapevoli e informati. Chi non si informa invece sono i giornalisti, che come per il cinema d’animazione prendono sotto gamba questa nuova arte che continua a prendere piede tra i giovani e non solo. Non è la prima volta che capita: i giornali rigirano le cose a loro piacimento perché il titolo provocatorio attira l’attenzione. Se ad esso si aggiunge un giornalista che non ne sa nulla le cose si complicano.
- Quali possibilità per i giovani che vogliono intraprendere la carriera di Mangaka in Italia? Quali prospettive per il tuo futuro?
Rimanendo seri non esistono molte possibilità. L’Italia non finanzia l’arte e la cultura come ben sappiamo e, le possibilità che un fumetto in stile manga venga pubblicato qui, sono quasi nulle. Purtroppo non vale solo per il manga: ad un mio professore che attualmente lavora in Francia capitò che gli editori italiani si rifiutarono di prendere in considerazione il suo lavoro. Ora pubblica per i francesi e l’Italia ha comprato il suo fumetto per venderlo sul mercato solo dopo.
Fortunatamente, ma solo in parte, questo non è l’unico modo per pubblicare. Esistono infatti progetti autoprodotti e autofinanziati dagli artisti. La fiera di Lucca ha dedicato la “self area” apposta per questi artisti. Essendoci dentro, vedo abbastanza solidarietà tra di noi, ognuno compra il fumetto del collega e così via, ma se uno non riesce a farsi una gran pubblicità o non ha uno stile ricercato è difficile che le voci arrivino anche all’esterno.
Esistono anche siti, come Kickstarter, dove si mette in mostra il proprio progetto e si chiede di essere aiutati economicamente, un manga italiano, grazie a questo sito è riuscito a raggiungere la quota per pubblicare il proprio lavoro. Ultimamente si sono create anche queste “riviste” dove alcuni dei ragazzi più talentuosi o promettenti vengono chiamati per pubblicare in società le loro storie, vengono poi vendute on line e le storie più apprezzate dal pubblico raggiungono il traguardo del cartaceo.
- Comicon, fumetterie e scambi: sembra che il manga prediliga l’incontro e il confronto umano. Può essere il manga e il mondo che vi è dietro un’alternativa. E’ il manga quasi un’alternativa all’isolamento di PC e social network?
Come già detto il manga raduna fan e artisti pronti a scambiare le proprie opinioni e confrontarsi. Nonostante sia una passione che si coltiva anche al chiuso (come un buon libro) fare un giro in fumetteria o a una fiera è sempre gradevole. In paesi come l’America o il Giappone le fiere sono prese molto più seriamente, infatti vengono anche invitati personaggi di telefilm, film o anche registi o famosi autori.
Oltretutto, il manga, non essendo molto conosciuto o comunque apprezzato grazie ai pregiudizi e alla disinformazione prodotta anche dai giornali, raduna gli artisti del genere in “corsi” chiamati Workshop, piacevoli occasioni per incontrarsi, disegnare e imparare insieme!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Manga: i fumetti giapponesi tra polemiche e aspiranti disegnatori
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