Quando si pensa agli autori da rileggere il giorno dell’Anniversario della Liberazione, nella lista viene spesso ingiustamente dimenticato lo scrittore Guglielmo Petroni. Proprio per rendergli giustizia, l’attore toscano Marco Brinzi, grazie a Liberation Route Italia e alla collaborazione con il musicista Luca Giovacchini, ha pensato di rispolverare Il mondo è una prigione di Guglielmo Petroni, nella prima edizione Mondadori del 1949, per leggerne diversi brani significativi che ci raccontano quel periodo storico. Trasmesso in parti da lunedì 20 aprile e fino a sabato 25 su radio Controradio alle 9:40, dal 25 aprile, il podcast completo sarà disponibile sul profilo Instagram di Sololibri nella sezione IGTV, per gentile concessione dell’attore. Potete ascoltarlo QUI o cliccare sul post sotto.
Marco Brinzi, classe 1982, è un attore e regista italiano. Formatosi alla Scuola del Piccolo Teatro sotto la direzione di Luca Ronconi, Brinzi è stato diretto da numerosi registi italiani e stranieri: uno tra gli ultimi è Declan Donellan, con cui ha lavorato per La tragedia del Vendicatore, in scena a febbraio 2020 al Piccolo Teatro di Milano. Porta in scena anche spettacoli indipendenti di teatro civile, tra cui il reading teatrale di La tregua di Primo Levi. È stato protagonista del monologo Autobiografia di un picchiatore fascista, ispirato al libro di Giulio Salierno.
È stato Massimo Lorenzon nella serie Sky 1992 e Venier nel film Rai Limbo. Nel 2016 ha recitato nel film dei fratelli Taviani Una questione privata, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio.
L’attore ha risposto a qualche domanda:
- Ci aspetta un 25 aprile anomalo: come mai la scelta di proporre alla radio la lettura in podcast di Il mondo è una prigione?
Non poter festeggiare il settantacinquesimo anniversario della Liberazione insieme nelle piazze ci pesa. Con Liberation Route Italia abbiamo cercato un modo per celebrare il 25 aprile comunque, con gli strumenti disponibili oggi, in questo tempo sospeso: ecco perché una lettura radiofonica di un’importante testimonianza della Resistenza, un emblematico “memoriale dal carcere”.
Guglielmo Petroni, col quale condivido le origini lucchesi, racconta il ritorno nella sua città appena liberata, dopo aver sofferto, nel maggio ‘44, trentatré giorni di prigionia a Roma, arrestato, torturato e rinchiuso dai tedeschi per antifascismo. La guerra e le prigioni segneranno irrimediabilmente lo spirito e le relazioni umane dello scrittore, che solo nel profondo del cuore potrà rintracciare quei beni universali che, al di là delle contingenze storiche, hanno la capacità di resistere alla distruzione dei valori.
- È un titolo che appare quasi profetico in questo momento tragico di isolamento.
Petroni fu uno scrittore autodidatta, proveniva da una famiglia estremamente povera. Attraverso il registro asciutto e diretto del suo scrivere è riuscito a restituire con intensità l’abiezione della tirannia, la tragedia umana e il senso che le lega. Penso che affidarsi all’arte, alla letteratura in questo caso, accenda la speranza di una crescita umana come quella vissuta da Petroni. In questo periodo di isolamento, in cui il tempo sembra non trascorrere mai, si ha a che fare maggiormente con se stessi per cercare di essere all’altezza di combattere un nemico invisibile. Ciò che può salvare è ancorarsi alla propria forza, alla propria sensibilità. In questo libro si respira un’aria di drammatica precarietà, che porta il lettore a immedesimarsi nei personaggi, fino a provare la stessa angoscia e le medesime semplici speranze che tutti stiamo vivendo oggi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 25 aprile: l’attore Marco Brinzi legge “Il mondo è una prigione” di Guglielmo Petroni
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