Di fronte a un manuale di letteratura italiana, a un testo di critica letteraria o a un libro di poesie è possibile incontrare termini come “metonimia” e “sineddoche” e chiedersi cosa sono e qual è il loro significato.
Per capire cosa sono la metonimia e la sineddoche è opportuno, innanzi tutto, sapere quali sono e come si utilizzano le principali figure retoriche, per poi considerare in modo più approfondito alcuni esempi che consentono di comprendere al meglio queste due forme espressive che, come le altre, vanno considerate come degli artifici del discorso, delle deviazioni dagli usi comuni del linguaggio che hanno lo scopo di rendere il discorso più ricercato e incisivo.
Metonimia
In entrambi i casi ci troviamo di fronte a figure retoriche del significato ovvero a espressioni dove si realizza una variazione del significato comune dei termini utilizzati. Nel caso della metonimia ci troviamo di fronte a un trasferimento semantico tra il termine letterale e il termine traslato, fondata su una vicinanza, una contiguità logica e/o materiale.
In altre parole, un termine viene sostituito a un altro che ha con il primo un significato contiguo, una relazione di vicinanza semantica di carattere spaziale, temporale o causale. Le relazioni più diffuse sono le seguenti:
- l’effetto per la causa (e viceversa):
“Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte” (Leopardi)
In questo caso i testi (causa) che il poeta studiava con impegno e fatica sono la causa del sudore (effetto) di cui si parla nei versi di A Silvia;
- l’astratto per il concreto (e viceversa):
“La gioventù del loco
lascia le case e per le vie si spande” (Leopardi)
In questo caso un termine astratto (la gioventù) viene utilizzato per indicare un termine concreto (i giovani), un caso di metonimia che è entrato anche nel linguaggio comune, con espressioni come “Beata gioventù”;
- il contenente per il contenuto:
“e il suo nido è nell’ombra che attende” (Pascoli)
in questo caso la parola “nido” indica in realtà i piccoli di rondine che si trovano dentro al nido, che sono, quindi, contenuti in esso. Anche in questo caso è possibile ricorrere al linguaggio comune per comprendere meglio questa figura retorica con espressioni come “bere un bicchiere”;
- l’opera per l’autore (si tratta comunque di una relazione effetto/causa):
è stato rubato un Monet
dove con il nome dell’artista si intende, in realtà, un quadro da lui realizzato;
- lo strumento per la persona che lo usa:
una buona forchetta
un’espressione che indica una persona che ama mangiare bene;
- la materia per l’oggetto:
“Nettuno vide i legni di Enea” (Virgilio)
in questo caso i legni con cui sono state realizzate le barche indicano proprio queste ultime.
Sineddoche
Come la metonimia la sineddoche è una figura retorica, costrutto del discorso che prevede il trasferimento del significato da una parola a un’altra, sulla base di una vicinanza semantica (di significato). In questo caso, però, la relazione di contiguità è di maggiore o minore estensione.
Casi di vicinanza semantica per estensione sono la parte per il tutto (e viceversa), il genere per la specie (e viceversa), il plurale per il singolare (e viceversa). Consideriamo alcuni esempi:
- la parte per il tutto (e viceversa):
il mare è solcato da vele
In questo caso la parola vele indica le imbarcazioni e la vela è una parte dell’imbarcazione (il tutto);
- il genere per la specie (e viceversa)
il felino raggiunse la preda
in questo caso il termine “felino”, un genere animale, indica il gatto, ovvero una specie, un insieme più circoscritto rispetto a quello dei felini che include, ad esempio, anche le tigri, i leopardi e i leoni. Lo stesso slittamento semantico si può notare in espressioni, utilizzate anche nel linguaggio corrente che sostituiscono “mortali” con “uomini” (anche gli animali, ad esempio, sono mortali) oppure quelli che sostituiscono “motore” con “macchina” (anche i camper, i camion o i treni hanno un motore);
- il singolare per il plurale (e viceversa):
il democratico non accetta la prepotenza
in questo caso il democratico indica tutti coloro che si definiscono democratici, che appartengono a quella parte politica;
- Un numero determinato per l’inderterminato (e viceversa):
durerà per mille anni
l’espressione “mille anni”, in questo caso, non significa mille anni esatti ma un numero indefinito e molto lungo di anni;
Un’ulteriore specifica, relativa alla sineddoche, che si ritrova negli studi di retorica è quella che distingue tra
- scomposizione esocentrica: nei casi di sineddoche dove le proprietà di un elemento sono distribuite alle parti che lo costituiscono come avviene, ad esempio, quando le proprietà dell’albero vengono riferite alle parti, ai semi che compongono l’albero (a foglie, rami e tronco);
- scomposizione endocentrica che si verifica nei casi di sineddoche dove le proprietà di un elemento (ad esempio l’albero) sono attribuite a sottoclassi di elementi omogenei (ad esempio, il pioppo); in questo caso ci troviamo di fronte a un rapporto tra genere e specie dove la scomposizione non è, però, distributiva (come nel caso sopra) ma attributiva, dal momento che ogni specie si riferisce al genere (l’albero) al quale sono attribuiti tutti i semi dell’albero (tutte le specie che appartengono al genere albero), più dei determinanti specifici (quelli della specie “pioppo”);
Altra distinzione, infine, può essere fatta tra sineddoche particolarizzante o generalizzante:
- troviamo un esempio del primo caso quando si sostituisce il termine vela con il termine nave: qui un termine più specifico e particolare è utilizzato in luogo di un termine più generale;
- viceversa si dà una sineddoche generalizzante quando si usa il termine “mortale” per il termine “uomini”: questo slittamento semantico è possibile grazie alla soppressione parziale di semi (ossia omettendo alcune delle specie che appartengono a quello stesso genere, nel caso specifico trascurando tutte le altre specie viventi, come gli animali, che non sono uomini ma sono comunque mortali.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Metonimia e sineddoche: cosa sono?
Lascia il tuo commento