Monsieur Vénus di Rachilde

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L’amore si presenta sotto infinite spoglie. Le carezze non hanno sesso, nè abiti, nè nomi o ruoli sociali. L’amore vince tutto, anche la razionalità. Come Venere distrugge Adone e ne piange il corpo straziato, così Raoule ama follemente il suo bel Jacques, JaJa, la futura signora Silvert. La forza mostruosa della passione si impone per modellare i corpi, invertendone i sensi, e la carne diventa argilla prima e manichino poi. Tremendamente forte, Monsieur Vénus è un libro che si fa divorare, attraendoci nei gorghi di una passione malata, sbagliata, o forse soltanto diversa e quindi impossibile da vivere in vita.
Pubblicato sotto falso nome nel 1884, in Belgio, Monsieur Vénus è uno dei tanti romanzi scritti da Marguerite Eymery, la "Mademoiselle Baudelaire", figura di cui Verlaine, a scapito delle accuse rivolte all’autrice dopo la pubblicazione, diceva:

"L’inventore di un vizio nuovo sarebbe il benefattore di una nuova umanità. Stia tranquilla, mia cara, non ha inventato niente".

Raoule de Vénérande è una ricca ereditiera parigina. Rimasta orfana in giovane età, è stata cresciuta dalla devota zia Elisabeth nella sfarzesca cornice di una villa che è anche un sepolcro. Fiori. E’ una decorazione floreale ciò che spinge la giovane Venere a mescolarsi col volgo e a fare la conoscenza dell’efebico Jacques Silvert, artista squattrinato che la colpisce per la grazia femminea della sua giovinezza. Per lei è un colpo di fulmine, una febbre incurabile.

- Forse mi sto sbagliando? - chiese la visitatrice, sgradevolmente impressionata; - cercavo Marie Silvert.

- E’ proprio qui, signora, e per ora Marie Silvert sono io.

A niente vale pensare all’onore e alla differenza sociale che la separa dal suo Adone. Lo prenderà con sè, donando a lui e alla sorella uno studio che diventerà ben presto una prigione, l’alcova segreta di due amanti separati da tutto. Coperta da uno spasimante, Raoule getta chi le si accosta nell’abisso della perdizione. Nutre insane gelosie ed esercita per intero il proprio potere, dimostrando una virilità di cui JaJa è carente. Idolo su un letto incensato d’amore, l’artista è infatti diventato la tela vergine della pittrice in armatura. Soldi, favori, la scalata sociale, le nozze: niente tarda a venire, ma gli istinti tanto a lungo sopiti non possono rimanere celati per sempre, anche se questo significa annientarsi e coprire di nuovi fiori un letto di morte.

Una sola volta, entrambi avevano recitato con sincerità la propria parte, peccando contro il loro amore, il quale, per vivere, aveva bisogno di guardare in faccia la verità, pur essendo obbligato a combatterla per sua intrinseca particolarità.