O casta musica
- Autore: Fabio Zuffanti
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2012
Pamphlet ribelle contro la "malamusica"
Ho letto “O casta musica” di Fabio Zuffanti (Vololibero 2012) e questo è quello che mi è successo: a pagina 3 già volevo complimentarmi con l’autore per l’idea meravigliosa che s’era messo in testa: un pamphlet tripartito e ribelle contro la mala musica al tempo della società (?) liquida. A pagina 32 avrei voluto addirittura abbracciarlo, per frasi condivisibili come questa:
“Se accendo la radio e trovo un pezzo di certe cantanti pop-r’n’b-soul, l’effetto fast-food è tremendo. La confezione delle canzoni sempre uguali, gli stessi suoni di plastica, gli stessi ritornelli più o meno strappalacrime o finto-divertenti, le voci che urlano, i testi bambineschi”.
Intorno a pagina 70 volevo stringere un patto di sangue con lui, fondare un movimento di resistenza musicale cinque stelle: hai visto mai che non tutto possa essere perduto.
Più procedevo nella lettura di “O casta musica” più rimanevo di stucco (e no che non era un barba-trucco): mi ero imbattuto in qualcuno che la pensava, più o meno, come me (Zuffanti patrocina soprattutto la causa del prog, il sottoscritto è monomaniaco dei cantautori "storici"). Fino ad oggi, per esempio, credevo che il “vomito” suscitatomi dalle troppe finte gorgheggianti via radio e via talent show fosse sintomo di qualche affezione del tutto personale (la musica contemporanea mi butta giù?): ho scoperto che Zuffanti forse, sta peggio di me (Zuffanti è un musicista e un musicista, più che uno scrittore, contro la “casta” (della) musica ci sbatte giocoforza il muso ogni santo giorno).
Auto-citarsi è inelegante ma me la cavo in poche righe e serve a rafforzare la (mia) sintonia ideale con le tesi espresse da questo saggetto al veleno. Scrivevo in coda alla premessa di “Anni affollati” (Bastogi Editrice): “Viaggiavo in macchina verso Roma e la radio mi teneva compagnia. Pessima compagnia musicale. Cambiava il paesaggio intorno ma non la musica. Da Sud a Nord: le stesse voci, i soliti accordi, gli stessi singoli-tormentone. Ho pensato a come era bello quando per certe radio libere passavano i dischi dei cantautori. Non soltanto i brani pilota. Interi LP, intendo”. Proprio sulla “dittatura” di radio, dj, talent-show, cantanti famosi, si incentra la prima parte del j’accuse di Zuffanti (“Sfoghi”), primo piano strettissimo su un’industria in agonia per inesistenza di slanci ed eccesso di omologazione. La seconda stazione del libro (“Intermezzo”) funge da corollario alla prima e dimostra due cose: quanto l’autore risulti intrinseco alla causa della (buona) musica e quanti pochi peli abbia la sua lingua-penna biforcuta. L’intermezzo assembla alcune delle missive indirizzate a svariati big della scena musicale. Andate a quelle indirizzate a Morgan e a Elisa e fatevi un’idea sulla veridicità di quanto ho appena scritto.
La sezione conclusiva di questo de rerum musica (“Approfondimenti”) ribadisce i concetti in forma corale, servendosi cioè del supporto di un manipolo bene assortito di addetti ai lavori (Eugenio Finardi e Tommaso Labranca, su tutti) chiamati a dire la loro sulla dolente quaestio del libro. La pars construens, dite? Andatela a desumere tra le righe. “O Casta Musica” è per gente volenterosa. Di poveri di spirito, di addomesticati musicali, di duri di orecchio e di comprendonio, se ne trovano già a iosa, in giro.
O casta musica
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