Ognuno è libero. Luigi Tenco e la nascita della canzone d’autore in Italia
- Autore: Matteo Abatti
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Non troverete tante pubblicazioni come questa che scandagliano in profondità il pensiero di Luigi Tenco, senza ripetersi nei soliti triti e prevedibili giudizi.
Ognuno è libero. Luigi Tenco e la nascita della canzone d’autore in Italia (Zona, 2014) è un opuscolo prezioso perché presenta uno studio seducente su uno dei più enigmatici rappresentanti della canzone italiana degli anni Sessanta, tutto condensato in poco più di un centinaio di pagine. Sorprende, poi, che l’autore – Matteo Abatti - di questo piccolo saggio, ricco però di analisi e considerazioni illuminanti, sia nato parecchi anni dopo dalla scomparsa del cantante, dicendola lunga sulla grande valenza artistica di Tenco.
Dopo una esaustiva apertura sulla nascita e sull’evoluzione della canzone d’autore in Italia, con particolare riferimento alle scuole genovesi e milanesi rappresentate da miti quali Lauzi, Gaber, Paoli, si entra subito a bomba nello studio del personaggio Tenco, come uomo con i suoi punti di forza e le sue debolezze, come cantante con le sue contaminazioni letterarie: in primis, di Cesare Pavese; con quelle melodiche transalpine di Boris Vian; con quelle teatrali di Bertolt Brecht. Un Tenco tra il poeta e l’intellettuale, il cantore non delle banalità, del mellifluo, del melenso, ma della vita quotidiana con i suoi affanni, le sue asprezze, contraddizioni, sconfitte, delusioni.
Il nocciolo del libro è costituito dallo studio attento, dettagliato, analitico dei testi delle canzoni tenchiane: di quelle ormai patrimonio collettivo della canzone d’autore nostrana, come di altre meno conosciute dal grande pubblico, se non addirittura, in qualche caso, inedite.
Ne emerge una personalità complessa, affascinate, a suo modo carismatica, di sicuro irrequieta, angosciata, tormentata, sensibile, anche confusa, tuttavia ben lontana da quel cliché di artista incompreso, chiuso, scontroso, scontento, marchiato spesso e con frettolosa superficialità da una parte della critica di settore. Grazie al giovane Abatti, si scopre – meglio, si riscopre – il Tenco introspettivo, esistenzialista, idealista, seppur velleitario. Ma ancor più l’anticonformista, il contestatore e precursore, in anticipo di molti anni, di quel fenomeno chiamato il Sessantotto; la sua attenzione a temi di forte impatto sociale, tuttora ancora attuali: il razzismo, la corruzione, la guerra, il perbenismo borghese di facciata, lo sfrenato consumismo.
Chi desidera conoscere meglio Luigi Tenco – i tenchiani di vecchia data non ne hanno certo bisogno - provi ad ascoltare qualche suo cd e, dopo, si lasci guidare dalle interpretazioni e dalle osservazioni presentate da Abatti: sarà impossibile non apprezzarne la perspicacia, la sottigliezza, la fondatezza delle conclusioni.
Su Tenco, Gino Paoli ebbe a dire: "Ha avuto una carriera inferiore al suo talento: non è stato un grande ma avrebbe potuto diventarlo." (vedi note a pag. 113)
Questa la verità più amara per tutti coloro che hanno amato le sue canzoni.
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