Perfetto difettoso di Piero Pelù

La pubblicazione di “Perfetto difettoso”, l’autobiografia di Piero Pelù arrivata nelle librerie nell’ormai lontano anno 2000, costituì per me il naturale seguito di un piccolo dramma. I Litfiba, gruppo a cui devo l’iniziazione alla musica rock, avevano annunciato da pochi mesi lo scioglimento, lasciando nello sgomento un nutrito pubblico. Sull’onda di questo evento, non esitai ad acquistare il libro, se non altro per conoscere le ragioni dell’improvvisa separazione. Tutti sappiamo come sono andate le cose nei successivi tre lustri: Piero e Ghigo hanno ripreso a suonare insieme, pubblicando un nuovo album di inediti e diverse raccolte, riprendendo anche i concerti in Italia e in Europa.

Nel 2000, però, il libro era atteso soprattutto per conoscere la versione di Pelù; in effetti, le pagine non mancano di giudizi sibillini, sferzate velenose e critiche nei confronti del compagno di tante avventure. Proprio per questa ragione, vi è chi ha considerato la successiva reunion come una mera operazione commerciale.
In verità, sebbene possa apparire superato dagli eventi successivi, “Perfetto difettoso” mantiene il valore di un’utile testimonianza, non solo per chi ha amato i Litfiba, ma più in generale per chi vuole conoscere aneddoti e vicende della scena musicale italiana degli ultimi trent’anni, direttamente dalla viva voce di uno dei massimi protagonisti.
Come tutte le autobiografie, anche questa segue la classica cadenza cronologica. Non ha tuttavia il carattere di una celebrazione; anzi, il libro possiede il ritmo e la piacevolezza di un romanzo. Piero Pelù racconta la sua personale ricerca di uomo e musicista, partendo dalla primigenia passione per il punk fino ad arrivare al successo commerciale. Il libro è denso di episodi, esilaranti e dolorosi, raccontati senza filtri e censure. Vengono narrate le fasi di realizzazione dei dischi e i retroscena dei concerti, si parla dei tanti compagni persi per strada, dei rapporti con la televisione, i manager e gli altri gruppi. Al tempo stesso, il libro è un’utile guida per i fan, perché contiene un’esauriente spiegazione del significato di quasi tutti i brani contenuti nei primi otto album.

Ricordo che lo divorai in poco più di una giornata, forse perché avevo quindici anni e stavo cercando di elaborare quello che all’epoca consideravo un lutto: lo scioglimento del mio gruppo musicale preferito. Dopo tutti questi anni, resta un libro godibile, consigliato soprattutto agli appassionati del “rock italiano cantato in italiano”.