Pink Floyd 1965-1990 di Stefano Magnani

I Pink Floyd, nel bene e nel male, fanno parte della storia della musica. Nati nel 1965 dall’idea di qualche studente che voleva strimpellare un po’, sono cresciuti fino a divenire il mito che tutti noi oggi conosciamo. Sempre all’avanguardia, hanno esplorato ogni sfumatura del rock, partendo alla psichedelia di barrettiana memoria (The Piper at the Gates of Dawn), sperimentando con l’elettronica (A Saucerful of Secrets) fino ad arrivare al pop dell’era Waters (The Dark Side of the Moon) e al rock dell’artigiano Gilmour (A Momentary Lapse of Reason).

Una carriera che li ha visti partire in tre, aumentare fino a cinque per poi assestarsi per un bel po’ a quattro elementi, prima di giungere all’agognato 1985, l’anno in cui Roger fece la guerra ai suoi ormai ex amici e colleghi Dave, Nick e Rick.
Poi, dalle ceneri, sono rimati i nuovi Pink Floyd, quelli capitanati da Gilmour, quelli più rock, un po’ nostalgici ma meno sperimentatori.
Almeno fino al 1994 prima e al 2014 poi. Ma questa è un’altra storia.

Stefano Magnani ci parla di un pezzo di storia del rock e lo fa con semplicità ed efficacia, snocciolando date e aneddoti che ci imbriglieranno la mente. Una storia che magari conosciamo, ma forse troveremo qualche piccola curiosità che ancora ignoravamo.
Pink Floyd 1965-1990 è un libro che, alla fine, ci fornirà una discografia completa, del gruppo e dei singoli membri, incluse parecchie chicche da intenditori.
Quelle non proprio legali, perle che ogni collezionista vorrebbe tenere unicamente per sé. Un libro che parla di musica, e, in fondo, anche un po’ della storia della società. Una società vecchia di decenni, che, però, possiamo ritrovare anche in quella attuale.
Da leggere e far leggere. Anzi, ascoltare.