Molto spesso si possono avere dubbi sul plurale di alcuni sostantivi, come quelli che terminano in CIA e GIA. Le perplessità principali ricadono sul mantenimento o meno della I al plurale. Si scrive FRANGE o FRANGIE? COSCE o COSCIE?
Il consiglio è sempre quello di consultare un dizionario; tuttavia, esistono delle regole, che abbiamo studiato in un lontano passato, e che è meglio ricordare.
I nomi che finiscono in CIA e GIA perdono la I al plurale se la I finale non è accentata e non è preceduta da vocale.
Per esempio ROCCIA, al plurale diventa ROCCE, perché in roccia la I di CIA non è accentata ed è preceduta dalla consonante C. Lo stesso vale per FRANGIA. Un altro dubbio frequente riguarda il sostantivo STRISCIA, che al plurale, seguendo la regola, diventa STRISCE. Quindi avremo le STRISCE PEDONALI (non le striscie pedonali!). Lo stesso dicasi per PIOGGIA, che al plurale diventa PIOGGE, perché GIA al singolare non è accentato (l’accento ricade sulla O piòggia), ed è preceduto dalla consonante G.
Al contrario, valigia mantiene la I, perché, pur non essendo accentata la sillaba GIA (/va·lì·gia/), essa è preceduta da vocale. Quindi il plurale si scrive VALIGIE. Lo stesso dicasi per CILIEGIA, che diventa CILIEGIE.
Se CIA e GIA finali sono accentati, il sostantivo al plurale manterrà la sempre I. Per esempio bugia, al plurale diventa bugie. Lo stesso vale per farmacia che al plurale diventa farmacie.
Infatti, in farmacia, l’accento ricade sulla ultima I: farmacìa, come in nevralgìa, che al plurale diventa nevralgie.
Questa regola si è imposta solo dalla prima metà del Novecento; per questo motivo, in alcuni cartelli stradali o in insegne antiche, è possibile trovare scritte diverse, come ad esempio in Cariplo (Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Plurali delle parole che finiscono con -cia e -gia: quando va lasciata la i?
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