Antonio Polito nel suo nuovo libro, “Riprendiamoci i nostri figli”, racconta come abbia detto no allo skateboard per i suoi figli, come un professore di Matematica di Lecce abbia provato a spronare i propri allievi a suon di due e tre, come un altro sia stato gravemente ferito per aver bocciato alcuni ragazzi; storie di ordinaria solitudine.
È la solitudine degli educatori in un’epoca storica in cui non esiste più il patto tra agenzie educative, quella descritto dal giornalista nella sua ultima fatica.
“Riprendiamoci i nostri figli” è stato presentato, in un incontro moderato dal giornalista Luigi D’Alise, a Sorrento, nella splendida cornice della sala comunale, alla presenza di chi dice no allo strapotere delle tecnologie che fanno dei nostri bambini un oggetto di mercificazione, alla perdita di potere, all’interno del dibattito educativo, della Chiesa; alla vendita dei dati dei minori ai grandi colossi informatici.
La soluzione è una soltanto: la riscoperta dell’associazionismo e del dialogo tra agenzie educative, nonché di un dibattito politico sano in cui venga riscoperta la speranza per il futuro, quel futuro tanto incerto da far sì che le coppie decidano di procrastinare la nascita di un bambino.
Lungi da ogni forma di oscurantismo, occorre, ha dichiarato l’autore, una nuova interpretazione della modernità. La missione è quella del giornalista - come sa bene Antonio Polito, vice direttore del Corriere della Sera - : condurre una vera e propria indagine, a partire da storie vere, della voragine educativa. È quel che ha fatto in questo suo nuovo libro, con il taglio proprio di un abile narratore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Presentato a Sorrento “Riprendiamoci i nostri figli” di Antonio Polito
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