Quando Palermo sognò di essere Woodstock
- Autore: Sergio Buonadonna
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Un grande manager siculo-americano, Joe Napoli, organizzò negli anni Settanta a Palermo una grande manifestazione di musica e di spettacolo che ebbe notevole risalto e risonanza a livello internazionale: “Palermo Pop 70”. Si voleva fare della città la capitale mediterranea del pop internazionale, ma dopo il 1970, si ebbe solo un breve prosieguo, anche se vi furono serate memorabili con Duke Ellington, Aretha Franklin, Johnny Halliday, i Black Sabbath, i Colosseum.
“Si chiamò Pop ma fu soprattutto jazz... e fu popular, popolare, accessibile a tutti, universale”.
Ricade nel 2020 il cinquantesimo anniversario di questo evento, che portò a Palermo tra i più famosi cantanti e complessi pop, rock, jazz, con una notevole affluenza di pubblico giovane e diversamente giovane.
Nel libro di Sergio Buonadonna, giornalista professionista e promotore culturale, si riporta la storia mai raccontata di questo evento pressoché unico, narrata da quello che all’epoca era un giovane cronista e critico musicale del giornale “L’Ora”. Si racconta l’evento non solamente da un punto di vista musicale, ma anche, se non soprattutto, per i risvolti e gli echi di natura etica, sociale, politica ed economica. Fu quella un’epoca di grandi trasformazioni, alla fine di un decennio, quello degli anni Sessanta, in cui a livello nazionale si assiste a Milano alla strage terroristica di Piazza Fontana e a Palermo a quella mafiosa di via Lazio.
Il Festival Pop ebbe luogo dal 16 al 19 luglio 1970 e poco dopo, il 16 settembre, vi fu il misterioso sequestro di Mauro De Mauro, un caso ancora oggi irrisolto. Questo il contesto in cui si ebbe la manifestazione musicale, narrando della quale non si può non ricordare aspetti meno lieti. Operava in quel tempo una Mafia violenta, pronta a sparare e sequestrare, ma quello fu anche il periodo dell’occupazione delle case popolari e della contestazione giovanile post Sessantotto. Accanto a tutto questo, spiccava la figura di un cardinale che negava l’esistenza della Mafia e una Polizia che opprimeva con controlli immotivati, continui e diffusi, sui cantanti e personaggi del Festival. I controlli asfissianti si fecero sempre più severi, tanto da far chiudere il Festival in anticipo e dopo solo tre edizioni.
Il libro, curato e attento nella descrizione degli avvenimenti musicali e di cronaca, si legge come una resoconto dell’accaduto, ma con un narrato ricco di storie inedite e poco conosciute, piene di curiosità e di retroscena; si avvale dei preziosi contributi di giornalisti e scrittori, quali Francesco La Licata con un Accade a Palermo di particolare interesse; e poi ancora, tra gli altri, Piero Violante, musicologo di rilievo, autore di un notevole saggio (Swinging Palermo, edito per Sellerio) in cui rievoca quel clima e quelle atmosfere.
Fu quello un periodo di grandi trasformazioni e di grande crescita culturale su diversi fronti con le “Settimane internazionali della nuova musica”. E poi vi era il Jazz che aveva messo radici sin dopo la fine della guerra, con talentuosi musicisti quali Claudio Lo Cascio, Enzo Randisi, Gianni Cavallaro e la storica esperienza del Brass Group.
Irrompeva in quell’epoca il rock dei Beatles e dei Rolling Stones, ma anche quello più duro e forse più teatrale degli Who o di Arthur Brown, istrionico cantante inglese che a Palermo si denudò sulla scena e venne arrestato da Boris Giuliano. Si determinò un mutamento che lasciò una forte impronta nei costumi e nei gusti giovanili e cambiamenti nella rivoluzione musicale.
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