Quando si spengono le luci
- Autore: Erika Mann
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2013
La scrittrice Erika Mann e il fratello Klaus sono i figli del grande Thomas Mann, lo scrittore tedesco che fu costretto a lasciare la Germania all’avvento del nazismo. Figlia di tanto padre la scrittrice in esilio dedica ai suoi concittadini una serie di racconti, scritti in presa diretta e ambientati nel 1938 in una piccola città del sud della Germania. La casa editrice Il Saggiatore li propone ora, con una bellissima copertina e una lunga appendice che racconta la genesi e il contesto in cui si maturarono avvenimenti drammatici in cui si trovarono coinvolti normali cittadini, fedeli seguaci del nazionalsocialismo, professori universitari, preti protestanti, contadini, medici, giornalisti. Si tratta di storie vere, dice la scrittrice, messe insieme e raccontate da un viaggiatore americano, giunto in Germania per capire cosa stesse davvero succedendo in quel paese dopo l’avvento al potere di Adolf Hitler. Le storie, apparentemente slegate, si ricompongono in un unico finale drammatico, allorché la nave che sta riportando negli Stati Uniti il narratore e una delle famiglie protagoniste viene bombardata in pieno oceano alla scoppio della guerra, e solo alcuni naufraghi riescono a scampare alla morte.
Erika Mann fa precedere ognuno dei dieci racconti che compongono il libro da un’introduzione, “La nostra città”, che funge da antefatto:
“Uno straniero passeggiava per la città…..Lo straniero era piacevolmente colpito dalla grazia assonnata della città e dall’immenso silenzio che vi regnava, anche se , data l’ora, le nove e mezzo di sera, la cosa gli apparve strana. Si sentiva solo il fruscio delle bandiere di colore rosso appese alle finestre, che il vento faceva muovere dolcemente”
Le parole chiave di questo breve incipit sono “piacevolmente”, “ grazia”, “dolcemente”: quanto di più lontano dalla reale atmosfera che lo straniero imparerà rapidamente a conoscere. La città sotto l’apparente tranquillità delle sue vie nasconde vicende sempre più drammatiche nelle quali vengono coinvolti i suoi cittadini, anche se si propongono come persone encomiabili:
- l’imprenditore Huber, innamorato della segretaria, che scopre essere mezza ebrea e che è costretto ad abbandonare, pieno di sensi di colpa per non averlo capito subito;
- il professore universitario che pur essendo convinto dell’assurdità delle teorie naziste promuove lo studente fanatico per paura delle inevitabili ritorsioni;
- il marinaio che incontra a New York gli esponenti del sindacato antinazista e viene ucciso durante la traversata di ritorno, procurando la morte per colpo apoplettico della madre, soccorsa dal grande chirurgo che per anni non ha voluto vedere cosa si celasse dietro l’apparente normalità del regime hitleriano e dovrà invece farci i conti nel suo stesso ospedale.
La Mann ci racconta di interni piccolo borghesi, di villette che vengono circondate da baracche dove, dietro il filo spinato, lavorano come schiavi i prigionieri di un lager, di un negozio di articoli religiosi devastato e bruciato dalle Sa, di Marie, una ragazza che spera di ottenere un diploma ma è costretta a fare per un anno la domestica in casa di una famiglia con quattro bambini, in onore della politica demografica del regime, che in realtà non riescono a sopravvivere né a mangiare a sufficienza. Fame, umiliazioni e persecuzioni sono anche per i cittadini tedeschi che non fanno politica, non sono oppositori, non sono ebrei, sono anzi per lo più convinti che Hitler sia la risposta giusta al fallimento della Repubblica di Weimar.
Dalla penna di Erika Mann escono personaggi minori, come il poliziotto della Gestapo Franz Deiglmeyer, ricordato come un eroe, perché avendo saputo che era imminente l’arresto e la deportazione di decine di cittadini ebrei li avverte consentendo loro di mettersi in salvo; oppure del membro del Partito Nazionalsocialista Gottfried Eberhardt, redattore culturale di un importante giornale cittadino, marito e padre esemplare, che sarà costretto ad emigrare, tra mille ostacoli burocratici, per un’imprudenza nel commento di una banale notizia, che gli costerà posto di lavoro, patrimonio, dignità.
La Germania nazista vista dal suo interno, raccontata da una grande narratrice che riesce, mentre scrive di piccoli uomini, a raccontare una grande storia troppo spesso taciuta o trascurata a favore della più nota epopea dei campi di battaglia europei o dei tedeschi persecutori.
Questa è la storia dei vincitori che furono anche vinti, a casa loro, per loro stessa responsabilità e per la voglia di non vedere e non sapersi opporre in tempo. Per molti tedeschi aprire gli occhi fu troppo tardi e Erika Mann ce lo ha raccontato con grande efficacia.
Quando si spengono le luci. Storie del Terzo Reich
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