Un vero e proprio piano per la riapertura delle scuole a settembre non c’è e al momento tutto ciò che sappiamo è relegato nel campo delle ipotesi. La mancanza di un piano preciso per la riapertura dei plessi scolastici sembra però legato ad una questione ben più problematica: la carenza di coperture.
Riportare gli studenti sui banchi è infatti un’operazione molto costosa, che richiede diversi miliardi per essere strutturata in modo idoneo.
La Ministra Azzolina negli ultimi giorni ha lanciato una serie di proposte per il rientro in aula a settembre, tutte idee che hanno sollevato diversi dubbi tra studenti, insegnanti e genitori. La soluzione su cui sembra essere al lavoro il Governo al momento è quella della didattica mista che però potrebbe risolvere solo parte del problema, superando così anche la mancanza di fondi. La didattica mista, che sarebbe applicata solo alla scuola secondaria, permetterebbe di dimezzare il numero di ragazzi in classe, portando metà dell’aula a seguire le lezioni da casa.
Una soluzione questa della didattica mista che porta non poche perplessità nei docenti, che dovrebbero gestire classi divise tra video e aula, ma che comunque non potrebbe essere applicata alle classi dei bambini più piccoli.
Quanti soldi servono per riaprire la scuola? Le cifre
Sulla questione è intervenuto il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, che nel corso di un’intervista rilasciata a Open, ha spiegato come per riuscire a riformare la scuola nel suo insieme servirebbero la bellezza di 17 miliardi, un punto di PIL. Una cifra che dovrebbe essere stanziata per sanare i problemi storici della scuola, di ogni ordine e grado e che permetterebbe di avere un vero piano per rivoluzionare l’istruzione.
Un punto di PIL quello che servirebbe alla scuola per ripartire nel modo giusto, riuscendo a non ricadere nelle stesse dinamiche errate che da tempo affliggono il settore.
Dello stesso argomento ha parlato anche il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro nella puntata del 4 maggio di Agorà. De Cristofaro ha spiegato come in questo momento alla scuola serva un salto di qualità, un miglioramento che parte anche dagli investimenti. Il sottosegretario non ha dichiarato cifre, ma ha messo in chiaro che per ripartire bene si dovranno avere più risorse, più docenti e più personale.
A fare i conti in tasca al Ministero è stata anche Maddalena Gissi, segretario Cisl Scuola, che cerca di far luce sul numero di alunni per classe. Nella scuola dell’infanzia la media è di 21 alunni, mentre per la scuola primaria si scende a 19 studenti e nella scuola superiore si ha una media di 20,5 alunni per ogni classe. Numeri che non sono da sottovalutare dal momento che non permettono di rispettare le richieste di distanziamento sociale e prevenzione, soprattutto per le classi più anguste.
Gissi ha stimato che solo per effettuare una divisione delle classi di infanzia e primaria servirebbero 3,5 miliardi, dal momento che sdoppiare le classi attuali vuol dire prima di tutto avere più docenti e personale. Se la divisione delle classi venisse attuata anche per le scuole di secondo grado si dovrebbero aggiungere altri 2,5 miliardi.
Ma Maddalena Gissi non si ferma a calcolare quanti soldi servirebbe per riaprire le scuole con classi di una decina di ragazzi e mette in conto anche il costo delle mascherine. Docenti e studenti sembra infatti che a settembre dovranno rientrare in aula con obbligo di mascherina, una richiesta che porterebbe una spesa di 5 milioni e 600mila euro al giorno per acquistare i presidi necessari. Un costo esorbitante e impossibile da sostenere per un intero anno scolastico.
I sindacati sono concordi non solo sulle cifre che il Governo dovrebbe stanziare per riuscire a sostenere una rivoluzione del comparto scuola, ma anche su alcune soluzioni che si potrebbero proporre. La Ministra però non sembra essere intenzionata a creare un tavolo di confronto con le parti sociali. A dirlo è Pino Turi, leader della Uil Scuola che nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato:
il Ministro ancora un ha un piano: c’è solo l’esclusione del confronto con i sindacati.
Turi ha messo in luce come in tutti i settori del lavoro, per ideare e mettere in atto la Fase 2, i Ministri si siano confrontati con le parti sociali, mentre questo non sembra essere in programma per la scuola. L’intervento più urgente, secondo i sindacati, dovrebbe essere proprio la stabilizzazione dei 200mila precari che attualmente lavorano nella scuola, un problema che dovrà essere risolto al più presto, soprattutto pensando al nuovo impegno che richiederà l’anno scolastico. Una questione che vorrebbero portare all’attenzione della Ministra Azzolina, nel caso in cui fosse creato un tavolo di discussione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quanto costa riaprire la scuola? I miliardi di cui la Ministra non parla
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