Scrivere un libro erotico è un’occasione da non perdere per gli esordienti che vogliono farsi conoscere?
E’ fuor di dubbio che l’erotico sia il genere del momento. E’ l’unico la cui vendite sono in salita, quello a cui tutte le case editrici danno la caccia. Non esiste quasi editore che non abbia aperto una collana dedicata all’erotismo e in ogni manifestazione dove si promuove l’incontro tra operatori dell’editoria e scrittori ciò che tutti cercano sono nuovi autori, anzi autrici, di romanzi erotici.
Il tabù è stato sconfitto in maniera definitiva. Le donne vogliono leggere di sesso e quindi non esiste più nulla che non si possa o non si debba o non si voglia scrivere.
Così è nato il nuovo tabù: non si critica il genere erotico. Questo diktat sottinteso naturalmente non riguarda le lettrici. Ho un paio di amiche a cui il genere piace e non si fanno alcun problema nel sapere che io lo considero pornografico e degradante.
Siamo in un paese libero e ognuno legge ciò che gli pare.Il nuovo tabù riguarda l’ambiente degli aspiranti scrittori e tutto ciò che vi ruota attorno.
La parola d’ordine inespressa è: “non si critica il genere erotico”
L’unico atteggiamento “politicamente corretto” è l’approvazione incondizionata o tutt’al più una qualche timida dichiarazione del tipo “non fa per me”.
Così è nato il nuovo ghetto: il recinto dove rinchiudere quelli che non lo considerano “un genere come gli altri”. Un ghetto dove nessuno vuole essere rinchiuso. E così si assiste al proliferare di recensori che pur di trovare qualcosa di positivo da dire si lasciano andare ad affermazioni del tipo “scene di sesso ben descritte”. Affermazioni che riescono sempre a strapparmi un sorriso, anche perché ogni volta che leggo frasi del genere mi chiedo come siano le scene di sesso “mal descritte”.
Un’altra chicca dei giudizi politicamente corretti è “sesso esplicito ma non volgare”.
La mia personale sensibilità mi porta a pensare che il sesso esplicito è sempre volgare, ma ammetto che il concetto di volgarità è del tutto soggettivo.
Questa considerazione però serve ad arrivare appunto alla sfera personale, dato che faccio parte della categoria delle aspiranti scrittrici.
L’esistenza del genere erotico mi era piuttosto indifferente fino a quando non mi è stato consigliato di adeguare il romanzo fantasy che stavo scrivendo al... “gusto corrente”.
Lo dirò senza girarci attorno: detesto scrivere radiocronache di coiti e non intendo giustificarmi per questo, ma ho preso in considerazione l’idea. Mi è stato detto che per entrare nel mondo della narrativa a volte bisogna accettare dei compromessi e magari accettare di scrivere ciò che va più di moda.
Scrivere un romanzo erotico? Ci ho pensato. Mi sono documentata, cominciando da quello che è considerato il “testo principe di riferimento”: le “50 sfumature di grigio”. Solo il primo volume, naturalmente. Non leggo intere trilogie di roba che non mi piace.
Dopo quel primo romanzo, pornografico e insignificante, ho cercato di leggere i maggiori successi del momento spaziando in varie direzioni. Questo non ha fatto di me un’esperta di narrativa erotica ma ha provocato un altro effetto: una totale insofferenza verso l’intero genere. Un’insofferenza difficile da esprimere in un ambiente dove chiunque voglia farsi spalancare le porte delle case editrici si dedica al genere erotico.
Un ambiente dove è abbastanza diffuso il fenomeno delle autrici che, pubblicamente, cinguettano la loro gioia nel dedicarsi al suddetto genere ma, in privato, confidano alle amiche che lo detestano “però, sai com’è ...”
Sì, certo, lo sappiamo com’è.
Il tabù è morto, viva il tabù!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Romanzi erotici: il nuovo tabù? Criticarli
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