La figura di San Giovanni di Dio (Montemor-o-Novo, 8 marzo 1495 – Granada, 8 marzo 1550) e la sua controversa storia di vita fanno di questo personaggio per certi versi un precursore della comunicazione moderna, votata alle immagini utilizzate ormai per apprendere qualsiasi tipo di concetto.
La sua storia di tribolazione ha inizio molto presto: a soli 8 anni Giovanni Cidade (o Ciudad, come sostengono alcuni biografi) scompare di casa, a Montemor-o-Novo, a Evora, in Portogallo, senza più farvi ritorno. Nessuno in famiglia riesce a capire se il piccolo sia scappato o sia stato rapito, ma il dolore consuma sua madre fino a farla morire.
Nel frattempo la sua vita prosegue in Spagna presso un fattore che lo farà studiare e lavorare da lui occupandosene come un figlio. Il suo destino sembra abbastanza chiaro: raggiunta l’età giusta, Giovanni potrà sposare la figlia del fattore e continuare l’attività di famiglia. Eppure, contrariamente alle aspettative, il giovane decide di arruolarsi nell’esercito per combattere i francesi al confine.
Durante gli scontri, Giovanni rischia di morire non per mano nemica ma ad opera dei suoi stessi commilitoni: al giovane è stato sottratto il bottino di guerra e i superiori ritengono inammissibile una simile situazione. Gli risparmiano la vita ma lo espellono. Da quel momento in poi il ragazzo, senza occupazione, è fermo a Oropesa, il paese dove aveva studiato e lavorato presso il fattore. Questo periodo di stallo è comunque destinato a durare molto poco. Giovanni parte infatti alla volta di Vienna per combattere nuovamente, questa volta al fianco dell’esercito dell’imperatore europeo e re spagnolo Carlo V.
Al termine dei combattimenti, per il ragazzo inizia un periodo ricchissimo di spostamenti che neanche i diversi biografi che si sono dedicati alla ricostruzione della sua storia sanno dettagliare attraverso date precise. Quel che è certo è che inizia a dedicarsi nei posti più disparati ai mestieri più diversi: da pastore a Siviglia a pellegrino a Compostela sino a divenire addirittura venditore ambulante in Gibilterra e finalmente libraio, stavolta a Granada.
San Giovanni di Dio: il mestiere del libraio e l’amore per le immagini
Nonostante i tanti mestieri portati avanti per sbarcare il lunario, il rapporto con i libri rappresenta per il giovane qualcosa di diverso e più profondo. Non si tratta del lavoro per sopravvivere, ma di una vera e propria vocazione. Giovanni si appassiona ai libri e in particolar modo a quelli ricchi di illustrazioni.
È sempre più convinto dell’immenso potere comunicativo delle illustrazioni e gira la città consigliando alla gente libri e immagini, anche per fortificare la propria fede. Come lui stesso sosterrà più volte, infatti, “le immagini, basta guardarle per ravvivare la devozione, esse risvegliano l’attenzione, fissano i ricordi”.
L’amore per i libri e la ferma convinzione che parole e immagini possano aiutare nella conoscenza e tenere alta la fede di chi si sente smarrito gli sono valsi dunque l’attribuzione postuma di santo patrono dei librai e a questo punto non c’è da meravigliarsene. Ma perché un uomo dalla vita così frenetica e per certi tratti misteriosa è divenuto santo?
San Giovanni di Dio: la finta pazzia del santo libraio
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Nonostante il mestiere di libraio lo coinvolga e lo sproni a essere guida spirituale per il popolo pur non essendo prete, teologo o altra figura prettamente religiosa, anche questo lavoro è destinato a durare poco. Seguite le parole di un mistico trascinatore di folle, che diverrà poi San Giovanni d’Avila, Giovanni si dedica a penitenze molto dure alle quali lui stesso non credeva in un primo momento di poter resistere.
Purtroppo questi suoi comportamenti gli attireranno le attenzioni di coloro che lo crederanno impazzito ottenendone la chiusura in manicomio nel 1539. Questa potrebbe sembrare la fine per il futuro santo libraio e invece non rappresenta altro che l’inizio del suo profondo cammino di fede e di carità con l’unico dichiarato obiettivo di aiutare i malati, il “mestiere” cui resterà fedele sino alla fine dei suoi giorni.
Per prolungare il suo tempo in manicomio e cercare di aiutare quante più persone possibili, Giovanni si finge pazzo. In questo modo ha tempo da dedicare a queste anime che vivono da ultime, emarginate dalla società e lasciate sole anche dai parenti più stretti. In quel tempo vissuto a contatto col dolore più autentico, Giovanni comprende che la sua opera deve farsi più grande ed efficace. Riesce così negli anni successivi ad aprire un dormitorio per i senzatetto e un ospedale.
Non ha alcun titolo ecclesiastico eppure sente dentro di sé l’ardente desiderio di votare la sua vita a Dio e agli ultimi. Cambia il suo nome da Giovanni Cidade (o Ciudad) in Giovanni di Dio e si presenta così al vescovo della città di Granada impegnandosi ufficialmente a dedicare la sua vita ai sofferenti di corpo e di spirito.
A lui si uniscono in breve tempo altri missionari e, come lui, indossano un saio con una croce. Nel 1540 nasce così la Congregazione dei Fratelli della Misericordia. Le attività della congregazione sono molteplici: oltre a organizzare l’attività infermieristica, i confratelli si approcciano ai malati in maniera nuova: cercano di tenere alto il loro morale, di infondere speranza attraverso la fede. Come sosterrà più di trecento anni dopo lo psichiatra e antropologo Cesare Lombroso, anche in questo, come per le immagini, Giovanni di Dio rappresenterà un precursore dell’attuale concezione di ospedale moderno.
Giovanni di Dio, ormai pienamente inserito nella sua totalizzante missione al fianco degli ultimi, aiuterà negli anni di operato famiglie senza padre, prostitute e ragazzi che non hanno denaro per continuare gli studi. Il numero di ospedali fondati e portati avanti crescerà negli anni, anche dopo la sua morte, e assumeranno poi il nome di Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio.
San Giovanni di Dio: beatificazione e canonizzazione
Il santo libraio muore l’8 marzo 1550, nel giorno del suo cinquantacinquesimo compleanno, e oggi quella data gli è dedicata. Più di un secolo dopo, nel 1630, Papa Urbano VII lo dichiarerà beato mentre sarà ad opera di papa Alessandro VIII che verrà canonizzato sessant’anni dopo. Oggi è ricordato come patrono dei librai, degli ammalati, degli ospedali e degli infermieri, perché nella sua grande opera in vita lettura e cura del prossimo sono sempre andati di pari passo, per sostenere non solo il corpo ma anche l’anima.
Immagine: particolare di un quadro di Bartolomé Esteban Murillo. L’opera rappresenta San Giovanni di Dio (1495-1550), di origine portoghese e fondatore dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Nell’opera il santo cade a terra per aver trasportato un malato, e l’Arcangelo Gabriele appare miracolosamente per soccorrerlo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: San Giovanni di Dio: storia del santo libraio che si finse pazzo
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