Sconclusioni di Paolo Pappatà

Benvenuti nella cementificata Suburbia Sud. Nella sua grigia immobilità passeggiano, con il loro carico di malinconitudine, Gianni, Sandro, Clara e non solo. Sognano tanto questi giovani di fine secolo. Sognano cose piccole e cose grandi. Forse esagerano quando desiderano di rubare la luna. Ma i sogni son gratis.
E tra un delirio onirico e l’altro, intervallato da un bicchiere di birra e una partita a biliardo, tra amori che finiscono con un bacio lanciato in aria, continuano a camminare tra i muri ingialliti e ringhiere arrugginite di questa città limbale che non cambia mai.

Queste vite formano "Sconclusioni", una raccolta di racconti dell’emergente Paolo Pappatà. Racconti uniti da un filo conduttore che è quella città

"senza un briciolo di prosa né un briciolo di poesia, dove il tempo scorre, il passato non passa e il presente si assenta”.

No, non la si può trovare in una cartina geografica quella città perché essa è una condizione mentale, uno stato della mente. È malinconia, è un inseguirsi di pensieri, è il tentativo di afferrare qualcosa che non si riesce ad afferrare perché quasi evanescente.

E quei pensieri, quelle sensazioni, quei sogni interrotti son narrati con parole preziose, scelte con cura per ottenere un effetto raffinato. Piccole frasi, incisive e forti che rimangono impresse al pari di un verso poetico. Bello perdersi in quelle piccole frasi, spesso interrotte ad arte dall’uso non usuale dei segni di interpunzione, che regalano vitalità e ritmo senza che il lettore corra mai il rischio di perdersi in verbose prolissità. Essenziale, efficace, poetico.