Scrivere dialoghi efficaci un libro: sembra semplice, ma non lo è affatto. Stiamo parlando di uno dei principali punti di forza in un libro: un pezzo "caldo" della struttura, capace di sorreggere il tutto o di demolirlo in un secondo.
Il segreto per scrivere dialoghi efficaci in un libro
Il segreto più noto per scrivere dialoghi efficaci in un libro è piuttosto semplice (a parole): bisogna renderli naturali. Facile, direte voi. Provateci un po’ e poi fateli leggere a un occhio esterno. I dialoghi devono reggere la struttura e devono adattarsi ai personaggi come un vestito si adatta a una persona.
In più, non dovranno copiare il linguaggio parlato (provate a scrivere un dialogo reale e vedrete che sarà pieno di errori, mancanze, ripetizioni, inconcludenze).
Per finire, non dovranno contenere elementi superflui: i dialoghi non servono ad allungare il libro o a riempire pagine bianche, i dialoghi servono a sostenere il libro.
Differenze tra dialogo reale e dialogo narrativo
Insomma, provate a leggere un dialogo di un qualsiasi libro: poi immaginate quel dialogo riprodotto nella realtà. Le persone non parlano come parlano i personaggi dei libri. Se una persona parlasse come in un libro, gli auditori lo guarderebbero con sospetto, quasi ridicolizzandolo, perché il suo discorso non sembrerebbe naturale, ma artefatto, artificioso, costruito. La naturalezza di un dialogo reale è assolutamente diversa dalla naturalezza di un dialogo narrativo, perché in un libro il dialogo è costruzione, mentre nella realtà un dialogo è spontaneità. Certo, questo non significa che in un libro un personaggio debba parlare come Socrate o come un attore shakespeariano. La costruzione di un dialogo serve, paradossalmente, a dare spontaneità, a rendere il dialogo stesso verosimile, reale.
La realtà di un romanzo è diversa dalla realtà della vita. In un libro non troveremo mai pause o fastidiosi intercalare o ripetizioni o inconcludenze. In un libro il dialogo risulterà al tempo stesso perfetto (nella sua costruzione sintattica, logica e grammaticale) e imperfetto (nella sua tensione alla verosimiglianza).
Il linguaggio è un vestito
Un maggiordomo, ad esempio, non parlerebbe mai come uno scaricatore di porto e, allo stesso modo, un ragazzo che vive in un quartiere povero ed è sempre stato circondato da persone di basso rango sociale, non parlerà mai come un Lord. Una donna, al contempo, non parlerà mai come un uomo e viceversa. Prima di scrivere un dialogo, bisogna conoscerne i protagonisti fino in fondo. Il rischio, nello scrivere un dialogo in un libro, è quello di renderli tutti uniformi. Il dialogo tra due persone, invece, deve avere la nobile funzione di far riconoscere al lettore chi sta parlando in quel momento.
Proviamo per un momento a immaginare un dialogo di un libro che non sia condito da interventi dell’autore finalizzati a specificare chi sta parlando. Quello di scrivere semplicemente dei dialoghi, senza specificare alcunché, potrebbe rivelarsi un esercizio molto utile per scrivere dialoghi corretti sotto questo punto di vista. In quest’ottica i dialoghi avrebbero la funzione di "scrivere da soli" i personaggi.
La prova finale consisterà nel rileggerli, o meglio, nel farli a rileggere a qualcuno. Se l’occhio esterno non percepisce differenza tra i due modi di parlare e non riesce a riconoscere chi sta dicendo cosa, allora vorrà dire che l’esperimento sarà fallito. Se invece l’occhio esterno riesce a riconoscere i diversi personaggi, allora significherà che l’esperimento è ben riuscito: ciò significa che i due personaggi che stanno parlando hanno un’anima e li si potrà riconoscere anche in seguito, anche se l’autore non specifica chi sta parlando.
Ricordate: l’importante è essere sempre coerenti!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrivere dialoghi in un libro: come renderli naturali
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