

Ogni scrittore predilige e si specializza in un genere di libro, spesso proprio lo stesso che ama leggere. E’ davvero difficile nella storia della letteratura trovare scrittori che si siano approcciati con successo a generi molto differenti tra loro: ce la vedreste Agatha Christie a scrivere un chick lit o Liala a scrivere un giallo?
L’insegnante e scrittrice esordiente Elvira Siringo ci racconta perchè ha scelto di scrivere un libro giallo ("La zia di Lampedusa", Morrone Editore 2009)
- Perché la scelta del giallo? È solo un pretesto per parlare di altro o è una passione che l’ha sempre accompagnata?
Scrivere un giallo richiede il rispetto di un meccanismo particolare di stesura. Cioè, mi spiego meglio: il giallo non va scritto così come si legge. E’ come un gioco ad incastro, una specie di puzzle, o meglio ancora un mosaico: prima bisogna preparare le tessere occorrenti. Quando si hanno tutti i pezzi si può procedere ad ordinarli ed incastrarli, secondo il quadro che si vuole ottenere, con le opportune zone d’ombra e di luce.
E’ un’attività molto più impegnativa della semplice scrittura lineare di un racconto, per questo mi affascina molto. Quasi tutte le mie “storie nel cassetto” seguono la struttura del giallo. Il giallo mi ha sempre appassionato, anche come forma di lettura, io ho letto sempre moltissimo, consumo almeno un libro a settimana, (poi amo spesso rileggere i grandi classici, fra tutti "Il Gattopardo", ma anche le commedie di Goldoni, il teatro di Eduardo). Da ragazza ho letto praticamente tutti i romanzi di Agatha Christie, con i quali ingaggiavo una vera e propria sfida nel tentare di scoprire il colpevole prima di arrivare alla soluzione dell’autrice. Lì è nata la mia passione nel formulare possibili finali alternativi.
Le regole del giallo classico prevedono che non si faccia molto sfoggio di cadaveri sventrati, ma piuttosto che il lettore metta in moto il meccanismo della deduzione logica, per questo occorre che l’autore non bari: il lettore deve possedere tutti i tasselli per poter risolvere l’enigma, tuttavia questi tasselli devono essere offerti in modo nascosto, non troppo evidente, cosicché solo alla fine il lettore capisca che, in fondo, avrebbe avuto tutti gli strumenti per arrivare alla soluzione del caso, se solo fosse stato un po’ meno distratto.
Il libro giallo è tanto più efficace quanto più si accompagna ad una storia che scorre parallela e funge da distrattore. Nel mio caso, il giallo si intreccia con una storia d’amore che, però, può risultare deludente per quanti si aspettino, anche qui descrizioni esplicite: sia nel giallo che nel rosa, a mio avviso occorre lasciare una parte di immaginazione anche a chi legge, senza bisogno di raccontare tutto! Bisogna riuscire ad evocare le atmosfere, senza indugiare troppo prosaicamente sui particolari. Anzi, ritengo che oggi i romanzi sottovalutino molto la parte creativa di chi legge lasciando poco spazio alla fantasia.
- Suscita interesse un giallo che, senza indugiare al (cattivo) gusto del macabro e del truculento non sia farcito di schizzi di sangue e di brandelli di carne umana? Sulle tracce di quei modelli che tanto successo ebbero quasi mezzo secolo fa, è possibile riscrivere oggi il “giallo classico perbene” (per intenderci quello in cui i cadaveri sono tanto cortesi, a volte, da non macchiare nemmeno il tappeto della biblioteca)?
Nel mio caso, mi divertiva l’idea di poter ricreare il giallo all’antica della tradizione inglese trasponendolo in ambiente siciliano: dalle quiete ville di campagna britanniche alla più piccola e sperduta isola del Mediterraneo.
Inoltre volevo evitare di cadere nei soliti luoghi comuni, cioè che i morti uccisi in Sicilia siano vittime o della mafia o dell’onore! Mi sono detta: ci saranno pure in Sicilia delle storie “normali” simili a quelle che capitano in tutte le altre zone del mondo? Così è nata "La zia di Lampedusa", romanzo di emozioni e sentimenti che, col pretesto del giallo, racconta delle vicende umane: le storie degli abitanti, dei turisti e dei migranti; l’incontro di tante solitudini che, insieme, trovano una soluzione per i loro affanni; le contraddizioni delle isole, piccole o grandi, condannate all’isolamento dal mondo, ma arricchite da una grande forma di solidarietà umana, per fronteggiare le emergenze.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrivere un libro giallo: come e perchè
Ho letto moltissimi gialli nella mia vita. Con l’età però sono diventato"stucco", come si dice in Toscana.
Sono più esigente. Un buon racconto giallo in cui si prediliga l’indagine investigativa è ben raro. Di qui la mia decisione di scriverli da me.Ne ho scritti diversi, due pubblicati. Nella presentazione ai lettori parlo prima di tutto delle regole generali e fondamentali della struttura narrativa del poliziesco, poi della mia ispirazione per il libro in questione, quindi do alcune pennellate non rivelatrici del mio racconto e la lettura di un passo significativo ma non troppo. Mi ritengo soddisfatto di questo agire.