Non è una questione nuova quella relativa all’abolizione dei compiti a casa: molti gli insegnanti che appartengono al fronte di coloro che non li ritengono uno strumento educativo utile, come pure sono tanti i docenti che invece pensano che siano, invece, didatticamente imprescindibili.
Ad esprimersi sulla questione anche Valeria Fedeli, a capo del MIUR, che durante la quarta giornata delle Olimpiadi di Debate, è stata chiamata dall’Agenzia Dire a pronunciarsi sulla riforma che è stata introdotta in Francia sui compiti a casa.
Compiti a casa: la riforma francese
Prima di vedere cosa ha detto la ministra sui compiti a casa, è bene rivedere come funziona e cosa comporta la riforma francese, presentata dal ministro dell’Educazione Jean Michel Blanquer.
La riforma prevede che ci siano ore di studio accompagnato per gli studenti che arriveranno a casa con i compiti già fatti.
L’idea - che prevede che lo studio aggiuntivo sia gestito direttamente dalle scuole fuori dall’orario scolastico - nasce per agevolare l’uguaglianza tra gli studenti, evitando che gli alunni che non possono contare sull’aiuto dei genitori siano svantaggiati rispetto agli altri.
La proposta prevede che le scuole garantiscano fino a 15 ore di lezioni mensili in più per svolgere i compiti.
Compiti a casa: le parole delle Fedeli
La ministra Fedeli ha affermato che ci sono tesi a favore e tesi contro
e questo è ovviamente espressione del dibattito che ci sarebbe in tutta Italia qualora questo diventasse un tema della politica. Credo che ci debba essere un atteggiamento sicuramente migliorativo rispetto a quello tradizionale ‘Ti faccio la lezione frontale, poi tu approfondisci a casa da solo’. Credo che questo non sia più il tempo né della sola lezione frontale né dei singoli compiti a casa.
La Fedeli ha continuato affermando che
i ragazzi hanno bisogno non di schemi rigidi. Ci sono condizioni differenti, opportunità differenti: a volte serve concentrarsi singolarmente su un compito necessario, anche con un approfondimento; di contro sarebbe anche importante che ci fosse la possibilità di fare dentro il percorso scolastico, magari il pomeriggio, magari in termini più socializzanti, anche approfondimenti collettivi soprattutto nelle scuole che assumono innovazione didattica e approfondimenti curriculari molto più flessibili e moderni, molto più legati anche alla trasversalità dei saperi.
COMPITI SÌ - COMPITI NO: cosa ne pensate? Esprimete la vostra opinione nei commenti all’articolo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola, Valeria Fedeli: “Non più tempo di compiti a casa”
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PER LE SCUOLE DI SECONDO GRADO POTREI AZZARDARE UN MODELLO "UNIVERSITARIO" OVVERO, I COMPITI VENGONO ASSEGNATI IN MANIERA "OPZIONALE"..CHI HA CAPITO I CONCETTI E HA GIA’ "LE COMPETENZE" SI ASTENGA PURE DAL FARLI MA QUANDO VERRA’ RICHIESTO ( PROVA IN CLASSE O INTERROGAZIONE) SE NON E’ IN GRADO DI FARLO DEVE RIFARE TUTTI I COMPITI ASSEGNATI NEL PERIODO PRECEDENTE E RIFARE LA PROVA RIPETENDO LA PROCEDURA FINCHE’ NON HA DIMOSTRATO DI AVER RISOLTO I "PROBLEMI"..SE ENTRO LA FINE DELL’ANNO LO STUDENTE NON HA RISANATO TUTTI I DEBITI RIFARA’ L’ANNO DA CAPO.. DA ORGANIZZARE NON E’ SEPLICE MA SE PREFERISCONO( STUDENTI E FAMIGLIE) TUTTA QUESTA "TIRITERA" PER NON STUDIARE CON LA SCADENZA A BREVE TERMINE...I COMPITI FANNO PARTE DELL’ APPRENDIMENTO C’E’ POCO DA FARE...BISOGNEREBBE ASSEGNARNE MENO MA CON OBIETTIVI PRECISI E INDIVIDUALIZZATI.