Il caso dello studente della scuola di Mirandola che dall’ultimo banco ha lanciato due cestini dei rifiuti - uno contro la professoressa, l’altro contro un compagno - sta facendo discutere da qualche giorno, tanto più che è stato realizzato un video in classe che poi è stato diffuso su internet.
A commentare la vicenda sono arrivate le parole della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, attraverso un comunicato ufficiale del MIUR.
Nel frattempo arriva anche il commento della dirigente della scuola che spiega come mai la docente non abbia reagito alle azioni dello studente.
Scuola, lancio cestino alla prof: il video
Il video dell’accaduto è stato ripreso da un compagno di classe e fatto circolare in rete, portando all’attenzione di tutti quanto avvenuto a scuola.
Scuola, lancio cestino alla prof: le parole della Fedeli
Sulla spinosa e sgradevole vicenda si è pronunciata anche Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, attraverso un comunicato del MIUR.
Il caso avvenuto in una scuola di Mirandola dove una docente è stata colpita con un cestino lanciato durante una lezione, con tanto di ripresa video da parte di uno studente, è un episodio grave di una situazione nota alla scuola e ai servizi sociali e già all’attenzione del nostro Ufficio Scolastico Regionale, per la quale sono stati da tempo attivati interventi diversificati.
Ha dichiarato la Fedeli, che ha continuato dicendo:
Il video circolato in Rete colpisce e suscita naturalmente indignazione: episodi simili non sono tollerabili, a maggior ragione all’interno di un’aula scolastica, dove la violenza deve essere sempre bandita. Ma leggere sulla stampa che quelle immagini e la mancanza apparente di reazione da parte dell’insegnante sarebbero il simbolo dello sfascio della scuola fa forse più male. E non rende giustizia allo sforzo che le nostre scuole, le nostre e i nostri docenti fanno ogni giorno per dare alle ragazze e ai ragazzi tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per muoversi con autonomia e competenza nel loro presente e nel loro futuro. Il quotidiano (pre)giudizio negativo su quanto accade a scuola è un errore. Bisognerebbe conoscere gli eventi per scoprire che a Mirandola l’istituzione scolastica non è rimasta inerte, ma ha fatto e sta facendo la propria parte. Ha agito da tempo sul piano disciplinare e organizzativo, coinvolgendo per questo e altri casi le diverse autorità competenti. Senza venire meno al proprio ruolo educativo e tenendo conto della minore età dei soggetti coinvolti.
La ministra, poi, conclude come segue il suo intervento sulla vicenda:
Come Ministero siamo al fianco della dirigente scolastica, delle e dei docenti, delle famiglie e dell’Ufficio Scolastico Regionale che stava seguendo il caso e che sta valutando ulteriori azioni di supporto. Il 27 ottobre abbiamo lanciato un Piano nazionale per l’educazione al rispetto, che mette a disposizione delle istituzioni scolastiche ulteriori strumenti operativi e risorse per contrastare ogni forma di violenza, discriminazione, bullismo. Abbiamo approvato e diffuso anche le Linee guida proprio per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
La scuola e il Ministero stanno facendo una battaglia importante su questo fronte e vanno sostenuti. Da parte di tutti gli attori sociali coinvolti, ciascuno per la propria parte. Parlare sempre e solo di una scuola allo sfascio o allo sbando non corrisponde al vero e non rende merito alla sua quotidiana azione per sostenere la crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.
Scuola, lancio cestino alla prof: la dirigente scolastica
A commentare la vicenda anche la dirigente scolastica della scuola, che sul Corriere della Sera ha spiegato come mai la docente non ha reagito alla provocazione dell’alunno, spiegando che in parte lo ha fatto
per il buon nome della scuola. Non reagire in quel momento è stato il suo modo di superare l’umiliazione e di proteggere, in un certo senso, l’Istituto e il ragazzo stesso, appena rientrato dopo una sospensione di 15 giorni.
La dirigente ha, poi, concluso, affermando che
In quella classe la professoressa si è ritrovata più volte ad affrontare situazioni sgradevoli ma ha sempre sopportato e ha provato la via della comprensione, della tolleranza, perfino della dolcezza. Ma non è facile. Con ragazzi che vengono da un disagio familiare così importante diventa tutto molto complicato.
Una vicenda che solleva temi difficili: da una parte le difficoltà di relazionarsi con alcuni studenti dal trascorso difficile, che hanno situazioni familiari complicate e con cui non è facile adottare una linea efficace; dall’altra quella della tutela degli insegnanti, che spesso sono soggetti a comportamenti dannosi, che possono mettere a rischio anche la loro incolumità.
Cosa fare allora? La risposta non è certo scontata né facile, ma qualcuno dovrà pur fornirla agli insegnanti che non possono sempre farsi carico da soli del peso di certe situazioni.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola, lancio cestino alla prof: le parole delle Fedeli e della dirigente di Mirandola
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E assurdo protrarre oltre i 60 anni l età pensionabile dei docenti in quanto questo lavoro richiede uno sforzo psico-fisico costante.nel mio caso un alunno del liceo musicale,al termine dell’ora di pratica di scienze motorie,quando la classe terza era rientrata regolarmente in classe,mentre mi accingevo a controllare il collegamento internet per firmare l’ora visto che all’inizio della stessa il collegamento non c’era,un alunno si è spostato dal banco e si è seduto sul davanzale della finestra aperta,secondo piano.ho reagito con calma ma ho sentito una fitta all’altezza del cuore ed ho 57 anni.E necessario il rinnovamento dei docenti perchè i giovani attualmente necessitano di una rieducazione ai comportamenti corretti ed un docente,qualunque sia il grado scolastico,superata la sessantina rischia di soccombere per lo stress improvviso;l’aspettativa di vita aumenta se a 60 anni si fa una vita adeguata ma non si può lavorare con la stessa energia che si aveva all’inizio della carriera a 22-25 anni,mentre di fatto allungando l’età pensionabile si dice ad un insegnante che a 60 anni deve fare le stesse cose che faceva a 22-25 anni
Siamo i docenti che vengono trattati nel modo peggiore rispetto a tutti gli altri colleghi europei, e proprio nella cosiddetta "superpotenza culturale", aumenti cospicui per dirigenti e docenti invece con aumenti da miseria, con l’aggravante di dovere restare in cattedra fino ad oltre 67 anni. Forse qualcuno vuole che crepiamo sul campo? Beato quel paese che non ha bisogno di eroi..diceva qualcun altro.