La Buona Scuola, tra le altre cose, prevede un provvedimento che di fatto rende la bocciatura a scuole elementari e alle scuole medie quasi impossibile.
Il decreto, infatti, stabilisce che tutti gli studenti dovranno essere promossi (a parte casi limite e la presenza di adeguata motivazione) e che per impedire la bocciatura di uno studente basterà un solo insegnante che si opponga per far sì che l’alunno venga promosso.
Il provvedimento è stato disposto per combattere l’abbandono scolastico, ma quali ripercussioni avrà sugli studenti? E, soprattutto, è davvero salutare per loro?
Scuola, no alle bocciature: gli effetti del decreto
Il nuovo decreto, dunque, per le elementari stabilisce che
Le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione
e che la bocciatura sarà prevista solo in caso di troppe assenze o abbandono scolastico ossia “solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione” e non per il profitto.
Gli alunni, dunque, saranno promossi anche in caso di lacune e, successivamente, saranno attivate strategie specifiche per migliorare i livelli di apprendimento.
Per quanto riguarda le scuole medie, invece, la situazione si discosta di poco, visto che è stata fissata una regola generale secondo cui
Le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado sono ammessi alla classe successiva e all’esame conclusivo del primo ciclo
e la bocciatura può avvenire di fronte a gravi motivi disciplinari o quando si verifica una “parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline”.
Scuola, no alle bocciature: quali conseguenze?
La norma stabilisce un’impossibilità “de facto” di bocciare gli studenti, facendo sorgere degli interrogativi sull’esito che tutto ciò avrà sugli alunni e sul messaggio che il provvedimento trasmette.
Certo, le bocciature sono già molto rare alle elementari e non sono così frequenti neppure alle medie: in generale, il buon senso che ogni insegnante dovrebbe avere impedisce di prendere un provvedimento come la bocciatura in presenza di bambini e bambine così piccole. Il punto della situazione, però, è un altro. Anzi, più di uno.
Il messaggio che passerà agli alunni è che l’impegno non è necessario ad ottenere dei risultati e non fa neppure la differenza perché sia che si studi, sia che no, l’esito non cambia: tutti saranno promossi ugualmente.
Inoltre, davvero non c’erano altri provvedimenti che si potessero prendere per impedire l’abbandono scolastico? Magari una scuola più inclusiva, con percorsi specifici da applicare durante l’anno (e non alla fine di tutto) per aiutare chi ha più lacune e per seguire meglio coloro che ne hanno bisogno.
Alla luce del decreto, però, una domanda su tutte sorge spontanea: chi salverà questi bambini e queste bambine dalle “bocciature” che la vita metterà loro di fronte?
Un appiattimento non da poco in un paese che difficilmente conosce il significato di meritocrazia: un messaggio che a causa di questa legge arriverà fin da piccoli a bambini e bambine.
O forse il miglior provvedimento che si potesse adottare, che preparerà gli adulti di domani a pensare che in un paese come l’Italia l’impegno e lo studio non servono davvero più a nulla: basta guardarsi intorno per capirlo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola, no alle bocciature: il provvedimento fa bene agli studenti?
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e di aiuto, ma invece sono perfidi.