Un dipendente su tre, pur avendo diritto, ha rinunciato ad andare in pensione anticipatamente con Quota 100. Dall’Inps arrivano vari dati rispetto a questa nuova modalità pensionistica, compresi anche i profili di coloro che hanno detto si e che a partire dal 1° settembre saranno in pensione grazie a Quota 100. Complessivamente, finora, sono pervenute 154.095 domande. Vediamo cosa dicono i dati ufficiali e le stime Inps su coloro che hanno deciso di usufruire del pensionamento anticipato con Quota 100.
Inps: dati ufficiali e stime
Secondo quanto affermato da Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, quando è stata presentata la relazione annuale dell’Istituto, il trend dei primi mesi di applicazione di Quota 100 fa attestare il numero di pensionamenti previsti circa a 205.000, per una spesa complessiva annua pari a 3,6 miliardi. Il governo, prima che entrasse in vigore, stimava che ci sarebbero state 295.000 domande nel 2019. Considerati i numeri, si tratta del 29% in meno rispetto alle richieste stimate, il che ha dato luogo a un risparmio pari a circa 7 miliardi di euro entro il 2021 sui finanziamenti garantiti per la manovra pensionistica così suddivisi: circa 1,6 miliardi nel 2019, 2,9 miliardi nel 2020 e 2,6 miliardi nel 2021. La cifra risparmiata andrà, per volere di Conte, molto probabilmente per coprire le spese del debito pubblico italiano e evitare la procedura di infrazione da parte dell’Europa.
Quota 100: quanto si prende con Quota 100 e chi ha aderito
L’Inps ha calcolato che, in media, la pensione percepita da chi ha scelto di smettere di lavorare con Quota 100 si aggira attorno a 1.900 euro lordi, con diversità che dipendono dall’area geografica e dal genere:
- le donne percepiscono una pensione inferiore a quella media del 22,1% nel settore privato e del 5,9% in quello pubblico per via del fatto che, avendo un monte contributivo minore, subiscono maggiori decurtazioni sull’assegno;
- l’importo medio mensile regionale è più alto in Lombardia (2.371 euro) e più basso in Basilicata (1.649 euro).
Chi ha usufruito di quota 100? l’Inps ha provato a tracciare un profilo secondo dati analitici: l’86% delle domande del pubblico impiego proviene dal comparto degli enti locali e dal corpo docente della scuola. Solo il 2,2% delle domande arriva dal personale sanitario. Per quanto riguarda l’età, si evidenzia una concentrazione tra i 63 e i 64 anni con significative differenze tra uomini e donne. La ragione? Le donne, spesso, hanno cominciato tardi l’attività lavorativa e, non di rado, si sono trovate a rinunciarvi per avere figli e accudire la famiglia. A fine carriere il risultato è che si trovano a pagare un conto salato per quella che è una situazione previdenziale poco sana.
Guardando alle differenze sul territorio si nota come la maggior parte delle domande siano state presentate nelle regioni del Nord (40,2%) e del Sud (38%), in maggioranza da uomini (73,9%) e da assicurati delle gestioni private (67,3%).
Quota 100 insegnanti: a quanto ammontano gli assegni?
Scendendo in modo specifico nel merito dei dati riguardanti Quota 100 insegnanti, nella scuola le rinunce al pensionamento anticipato in queste modalità sono state superiori rispetto ad altri comparti: si è trattato di sole 27 mila domande rispetto alle 60-70 mila preventivate. Perché così pochi hanno aderito? Molti hanno rinunciato per via delle pesanti decurtazioni in assegno, superiori anche a 300 euro mensili in certi casi.
A quanto ammonta l’assegno Quota 100 per i docenti?
Provando a fare una stima aspettando la diffusione delle tabelle dei vari comparti da parte dell’Inps, si può desumere che l’assegno per i docenti si attesti attorno alla media nazionale, ovvero 1.600-1.700 euro netti mensili. Per il personale ATA, invece, l’assegno dovrebbe aggirarsi attorno ai 1.300 euro mensili.
Per quanto riguarda invece i dirigenti scolastici, la loro pensione dovrebbe essere alta: sempre in media non superiore ai 2.500 euro ma con forti variabili in base all’età in cui il docente è diventato preside.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola, quota 100: uno su tre rinuncia, l’assegno è di 1.900 euro lordi in media
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