Il potere d’acquisto dello stipendio medio reale dei docenti è sceso del 12,4% dal 2010 ad oggi: questa la notizia riportata da Il Sole 24 ore che evidenzia anche come quello di altri dipendenti della pubblica amministrazione in questi anni sia salito.
La questione stipendi è sempre un tasto dolente per gli insegnanti che in questi anni hanno atteso il rinnovo dei contratti - bloccati dal 2010 e il cui sblocco è stato imposto dalla Corte Costituzionale nel 2015 - e subito dopo la notizia di un aumento di circa 440 euro per i dirigenti a fronte di soli 85 euro per i docenti (e neanche tutti).
Stipendio docenti: il rinnovo dei contratti
Nei giorni scorsi, infatti, è giunta la notizia dello stanziamento di un miliardo e 95 milioni di euro da parte del Governo per il rinnovo dei contratti della scuola, manovra che però nasconde una beffa: l’aumento di 85 euro lordi in busta paga previsto per i docenti, infatti, riguarderà solo il 41% dei docenti, ossia 320 mila insegnanti che guadagnano meno di 25 mila euro l’anno.
Quest’ultimi, però, proprio a causa dell’aumento dello stipendio, saranno costretti a restituire il bonus di 80 euro ottenuto da Renzi, ottenendo un vero e proprio nulla di fatto.
Ad accrescere la polemica, arriva la notizia che l’aumento di stipendio previsto per i presidi è di 440 euro al mese, per adeguare il loro stipendio a quello degli altri dirigenti della pubblica amministrazione.
Colpo di coda definitivo è la presa di coscienza che non tutti i dipendenti della pubblica amministrazione sono uguali e che - evidentemente - la cultura non paga.
Stipendio docenti: potere d’acquisto in caduta libera
L’Aran, infatti, ha condotto un censimento sugli stipendi della pubblica amministrazione che ha evidenziato come alcuni enti - per lo più quelli che hanno l’autonomia - hanno registrato una crescita della busta paga.
Le Autorità indipendenti (ad esempio quella della Privacy o l’Antitrust) dal 2010 ad oggi hanno potuto contare in una crescita del 7,6%, mentre altri enti come il Cnel o l’agenzia per l’Italia digitale hanno subito aumenti del 7%.
A pagare lo scotto della crisi, dunque, sono stati alcuni settori più di altri, ma considerando la perdita di potere d’acquisto degli altri stipendi pa, è la scuola il settore che ha subito i danni più ingenti (basti pensare che - per fare due esempi - la Sanità ha perso il 7,1% mentre le Regioni e le autonomie locali l’8,7%).
Ancora una volta, quindi, sembra che la scuola venga considerata un settore di serie B rispetto agli altri e che la cultura, ancora una volta, non paghi affatto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola: stipendi dei docenti in caduta libera. Non tutti i dipendenti sono uguali
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