Tra le regole basilari dell’arte della creazione letteraria va sicuramente annoverato il cosiddetto “Show, don’t tell” (“Mostra, non raccontare”), principio narrativo indispensabile per riuscire a rendere viva una storia agli occhi del lettore. Ciò nonostante, la tecnica “show, don’t tell” rappresenta il punto debole di numerosi romanzieri, soprattutto esordienti, che hanno spesso difficoltà nel comprendere appieno la differenza tra “raccontare” e “mostrare” e nel mantenere il giusto equilibrio tra queste due complementari modalità di scrittura.
Differenze di uso tra “show” e “tell”
Le informazioni secondarie e di scarsa rilevanza su un evento o su un personaggio possono certo essere fornite tramite la narrazione pura e semplice ed essere raccontate in maniera rapida, diretta e sintetica. Nelle scene cruciali o in quelle in cui la tensione emotiva è elevata conviene, invece, evitare una piatta esposizione di fatti e mostrare ciò che avviene nel dettaglio tramite azioni, dialoghi e descrizioni sensoriali.
Come utilizzare il metodo “Show, don’t tell”
Il metodo “Show, don’t tell” risulta di primaria importanza nelle sequenze descrittive di un testo proprio perché esse assolvono la funzione di “far vedere” l’ambiente in cui si svolge un avvenimento o di presentare un personaggio attraverso una complessa caratterizzazione psicologica.
Invece di dichiarare in modo esplicito che il protagonista è arrabbiato, lo scrittore può ad esempio ricorrere a frasi afferenti alla comunicazione non verbale e al linguaggio del corpo per mostrare gli effetti che quella rabbia ha su di lui (la pelle del viso si arrossa, il tono di voce si alza, il gesticolare diventa frenetico ecc.). O ancora, invece di dire esplicitamente che un personaggio è altruista, lo si può mostrare intento a compiere azioni che danno prova di questa sua qualità. Il risultato sarà senza dubbio un brano più incisivo, vibrante ed espressivo.
È bene, quindi, non limitarsi a raffigurazioni neutre, impersonali e distaccate, bensì adoperare la tecnica “show, don’t tell” come strumento per creare immagini vivide e per costruire protagonisti pluridimensionali mostrando ciò che fanno, ciò che dicono, come reagiscono alle diverse situazioni e come entrano in rapporto con gli altri.
Chiarire ciò che un personaggio sta vedendo o ascoltando in un dato momento mediante il ricorso a elementi relativi alla sfera sensoriale è, inoltre, di grande efficacia per dotare la storia di verosimiglianza e credibilità. Le descrizioni accurate dei luoghi in cui accadono gli eventi consentono infatti a chi legge di osservare con precisione il campo dell’azione narrativa, quasi come se egli fosse davvero presente e partecipe con tutti i sensi.
Va comunque sempre ricordato che se una descrizione vaga lascia perplessi e disorientati, una descrizione eccessivamente particolareggiata rallenta il ritmo e rischia alla fine di annoiare: lo scrittore non deve mai mostrare troppo o dilungarsi in fastidiose spiegazioni che segnalano di continuo la sua presenza e impediscono al lettore di immergersi nella narrazione. Al contrario, lasciare a chi legge un ruolo attivo nell’interpretazione del testo lo stimola a sviluppare una maggiore connessione con i fatti raccontati, a immedesimarsi nelle vicissitudini dei personaggi e a crogiolarsi nell’illusione momentanea di vivere nel mondo fittizio ideato dal romanziere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Show, don’t tell”: regola basilare della creazione letteraria
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