La simulazione per la seconda prova dell’esame di stato 2019 è stata assegnata e per il liceo classico è stato scelto un passo di Seneca, tratto dal De ira. I ragazzi dovranno non solo effettuare la traduzione del De ira, ma anche rispondere poi alle domande che sono state poste in seguito su analisi della sintassi e sulla struttura della versione data.
Inoltre, come avvenuto anche per la prima simulazione, si dovrà effettuare un confronto tra i testo dato e un passo di greco, di cui verrà fornita anche la traduzione.
Il testo che i ragazzi si trovano a dover tradurre è tratto da una delle prime opere filosofiche di Seneca e il testo proposto in traduzione è il seguente:
Qui comitiali vitio solent corripi, iam adventare valetudinem intellegunt, si calor summa deseruit et incertum lumen nervorumque trepidatio est, si memoria sublabitur caputque versatur. Solitis itaque remediis incipientem causam occupant, et odore gustuque quidquid est, quod alienat animos repellitur: aut fomentis
contra frigus rigoremque pugnatur aut, si parum medicina profecit, vitaverunt turbam et sine teste ceciderunt.Prodest morbum suum nosse et vires eius antequam spatientur opprimere. Videamus quid sit quod nos maxime concitet: alium verborum, alium rerum contumeliae movent; hic vult nobilitati, hic formae suae parci; hic elegantissimus haberi cupit, ille doctissimus; hic superbiae inpatiens est, hic contumaciae; ille servos non putat dignos quibus irascatur, hic intra domum saevus est, foris mitis; ille rogari iniuriam iudicat, hic non rogari contumeliam. Non omnes ab eadem parte feriuntur: scire itaque oportet quid in te imbecillum sit, ut id maxime protegas.
La traduzione del passo di Seneca è la seguente:
"Quelli che sono soggetti ad attacchi di epilessia, sentono già avvicinarsi il malore, se il caldo abbandona le estremità e la vista diventa incerta e arriva il tremito dei nervi, se la memoria svanisce e il capo gira. Allora prevengono l’avvenimento incipiente con rimedi usuali, e si allontana ogni cosa che con l’odore e con il gusto fa perdere i sensi: o con dei fumenti si combatte il freddo e l’irrigidimento o, se la medicina fa poco, si scansano dalla folla e senza testimoni cadono a terra.
È bene conoscere la malattia e opprimerla con forma prima che si diffonda. Vediamo che cosa sia che ci anima maggiormente: qualcuno è mosso dalle parole, un altro dalle offese di fatto; questo vuole che si abbia riguardo per la nobiltà, quell’altro per la bellezza; uno vuole essere considerato il più elegante, quello il più istruito; questo non sopporta la superbia, quell’altro l’alterigia; uno non ritiene che non valga la pena adirarsi con gli schiavi, quello è violento in casa, mite fuori; quello giudica un torto ogni preghiera, questo si offende se non si prega. Non tutti sono colpiti dalla stessa parte: dunque è necessario sapere quale sia la tua debolezza, così da proteggerla al massimo."
La versione assegnata per questa prova non è tra le più complesse, dal momento che lo stile di Seneca in questo passaggio, è piuttosto lineare e la struttura sembra essere la stessa ripetuta in tutta la seconda parte del testo.
La seconda parte della prova chiede poi di mettere a confronto il testo di Seneca con un passaggio tratto dai Moralia di Plutarco, un passo nel quale si spiega in che modo affrontare la collera e tenere a bada l’ira, così da non mostrare la propria parte debole in pubblico.
I testi in questione hanno due tematiche molto simili e per questo sono messi in relazione, il testo di Seneca spiega le possibili cause che spingono le persone ad arrabbiarsi, mentre il testo di Plutarco si ferma ad analizzare le modalità con cui è possibile riprendere la calma e cercare di essere meno soggetti a questo tipo di emozioni.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Simulazione seconda prova maturità classico: traduzione del De ira di Seneca
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