È di nuovo caos per le assunzioni del personale docente, dal momento che Bussetti dichiara che non verranno applicati i concorsi previsti per il 2019. Sfuma così il piano che aveva ideato Renzi per i docenti con 3 anni di servizio e 24 CFU necessari per l’accesso al concorso.
Bussetti decide di revisionare le regole per l’accesso alla professione e di ideare nuove regole rispetto a quelle introdotte con la legge 107. Si preannuncia però un vero e proprio periodo di caos, dal momento che erano in molti i professori che contavano sull’uscita del bando per il prossimo anno.
Il Governo fa invece sapere che per il 2019 non si avranno bandi di questo genere, dal momento che le regole per il reclutamento dei docenti dovranno essere modificate e revisionate dalla formazione giallo-verde.
Le ipotesi che sono sul tavolo sono tante e tra queste sembra esserci anche la possibilità di riattivare i concorsi su base regionale, assegnando l’incarico direttamente agli Uffici Scolastici Regionali. Per il momento il solo dato di fatto è però che non si procederà con la campagna di assunzioni del prossimo anno e che i docenti dovranno attendere.
Slittano i concorsi docenti 2019: come si procederà?
Il Governo sembra aver un piano ben preciso per la scuola e per riuscire a fare ogni cosa con ordine ha deciso di prendere in mano la situazione, partendo dalla questione assunzioni. Il primo step dovrà essere quello di effettuare un censimento dei posti, per riuscire a capire bene quale sia la situazione e quanti siano realmente i posti disponibili.
In questa fase di censimento si vedranno i posti disponibili su base regionale e si cercheranno di comprendere le cattedre realmente disponibili per il concorso.
Il fine ultimo sembra quello di creare dei concorsi regionali ai quali si potrà accedere solo con attestazione del domicilio professionale nella regione in cui viene bandito il concorso. Un modo nuovo quindi di operare e una nuova modalità di accedere alle cattedre disponibili, cercando di non creare problemi ai docenti e alle loro famiglie.
Sarà il professore stesso a indicare, nel bando nazionale che verrà reso pubblico, la sede in cui vorrà fare domanda e in cui vorrà lavorare. Ad un docente del Molise non verrà quindi richiesto di insegnare solo nella regione in questione, ma sarà lui stesso a specificare la regione nella quale vorrebbe prendere servizio.
Altra innovazione sembra quella di vincolare il docente al posto di lavoro per almeno 3 anni e solo dopo questo periodo di tempo offrire la possibilità di chiedere la mobilità. In questo modo si cercherà di fermare lo spostamento dei docenti che dal Sud si muovono verso il Nord e poi richiedono il trasferimento.
In sostanza il Governo ha deciso di revisionare le regole di base per cercare di mettere ordine nella questione assunzioni docenti, ma per il momento non sono ancora state rese note le modalità con cui applicherà la riforma e quali saranno i nuovi criteri di assunzione.
Il timore è che con questa decisione si allunghino anche i tempi per l’uscita del bando di concorso per i non abilitati che potrebbero dover attendere ancora molto prima di vedere una soluzione definitiva. Si teme infatti un effetto domino che potrebbe portare ad un’attesa ancor più estenuante e lunga.
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