Poche persone meritano di essere ricordate come Sophie Scholl, la giovane donna che con coraggio si oppose al regime nazista.
Era una ragazza dal carattere riflessivo e introverso e con un senso civico più alto della media, aspetto questo che la rendeva incapace di subire passivamente gli eventi, di seguire la massa e le autorità senza chiedersi cosa fosse giusto, quale fosse il discrimine fra bene e male.
Sapere chi era Sophie Scholl non è un fatto di cultura. È un fatto di civiltà. Tratteggiamo allora questo personaggio storico, sperando di tributarle il giusto onore.
Sophie Magdalena Scholl nacque a Forchtenberg, nel 1921. All’età di 12 anni fu costretta ad aderire alla gioventù hitleriana, dalla cui ideologia, però, si discostò ben presto.
Figlia del sindaco del Paese in cui viveva, fu fortemente condizionata dagli ideali liberali del padre e dal profondo senso religioso della madre, fervente protestante.
La ricerca di senso, unita ad una mentalità sensibile e nello stesso tempo critica, spinsero Sophie verso gli studi classici, anche se non trascurò mai quelli teologici, in particolare delle sacre scritture e del Vangelo, che la portarono ad avvicinarsi al Cattolicesimo.
La giovane era molto unita al fratello Hans e proprio l’esperienza vissuta da quest’ultimo, condannato nel 1937 per aver aderito ad un’organizzazione anti-nazista della quale anche lei faceva parte, la spinse ad opporsi nettamente al regime.
Attraverso un amico, entrò in un’organizzazione cattolica chiamata "Sorgente di Vita", che prendeva come unico modello Cristo. Nella primavera del 1941 aderì alla Rosa Bianca, associazione non violenta costituita da un gruppo di studenti che si opponevano palesemente al nazismo.
Quello che più colpisce della storia di Sophie Scholl è il momento della sua condanna, avvenuta nel 1943. Quando fu catturata dai nazisti si rifiutò di fare il nome degli altri compagni. Dopo un processo farsa fu condannata alla pena capitale, ma, durante l’ultimo colloquio tenuto con i genitori, disse loro di morire soddisfatta. Dichiarazione che colpisce, se si pensa che Sophie era molto attaccata alla vita e amava la natura sopra ogni cosa. Ma proprio per amore della vita alcune persone speciali, come Sophie, possono anche decidere di andare incontro alla morte.
Le sue ultime parole rimasero famose:
"È una giornata di sole così bella, e devo andare. Ma non mi importa della mia morte, se attraverso di noi molte persone sono risvegliate e suscitate all’azione".
E poi:
"Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga se nessuno è mai disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa?"
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giorno della Memoria: ricordiamo Sophie Scholl
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