Sotto il segno della bilancia 3
- Autore: Fabio De Nunzio e Vittorio Graziosi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Il buon Fabio, ovvero come diventare famosi senza pronunciare una parola, pur avendo tanto da dire. Per quasi vent’anni, dal 1997 al 2015, Fabio De Nunzio è stato solo il bel faccione sorridente dell’inviato sempre silente di Striscia la notizia da Bari. Da un po’, il simpatico pugliese oversize ha però assunto un altro ruolo, rivelando finalmente qualità ben diverse da quelle offuscate dall’esuberanza del partner Mingo De Pasquale. Facendo coppia questa volta col marchigiano Vittorio Graziosi, si è raccontato nel 2012 in “Sotto il segno della bilancia”, una biografia che aveva l’obesità come protagonista. Di quel testo brillante, firmato a quattro mani con lo scrittore jesino, è in circolazione dal novembre 2017 la terza edizione, per i tipi della casa editrice Imprimatur di Reggio Emilia (pp. 174, euro 15,00). Sulle tre copertine sempre il suo volto inconfondibile sprizzante ottimismo: su fondo bianco nella prima versione, fondo rosso nel 2014 ed ora blu, nella pubblicazione attualmente in commercio.
Fabio muto? Niente di più sbagliato. Freschissimo cinquantaquattrenne, parla in modo fluente, senza alcuna inflessione regionale e con grande proprietà di linguaggio. Non solo gli occhi vivaci, anche la compostezza garbata con cui si esprime dimostrano ch’è persona intelligente, colta, ricca di umanità. Niente a che fare con la maschera di Carneade moderno alla quale lo aveva ridotto la trasmissione, pur rendendolo popolarissimo: il buon Fabio, con cappellino rosso da baseball d’ordinanza, indossato con la visiera all’indietro, una presenza al margine delle inquadrature, ridotta a comparsa dal protagonismo presentatorio e fine dicitorio di Mingo.
Il lunghissimo sodalizio tra loro si è interrotto negli ultimi due anni, con le cattive, ma questa sarebbe un’altra storia, perché quella del volume è l’eterna sfida all’ultima dieta contro il sovrappeso. La bilancia del titolo, infatti, è per un verso il segno zodiacale di nascita, a Brindisi, nel 1965 e per un altro l’ambigua pesapersone. Aggeggio bipolare quest’ultima: complice a casa, col suo ammiccare fisso sui 120 kg (limite massimo di misura), spietata invece nello studio del medico.
Fabio obeso per amore della buona tavola? Altro preconcetto errato. Provate voi a convivere fin dai primi mesi di vita con l’asma bronchiale che ti chiude i polmoni in una morsa e ti costringe a saltare per mordere l’aria. L’unico rimedio allora era il cortisone, un toccasana per le apnee notturne, ma col difetto di provocare un appetito incontrollabile. Le punture curavano l’asma, ma rendevano il bambino vorace, mai sazio. E la sua forma si arrotondava sempre di più. Per i genitori non era un male, anzi lo consideravamo un segno di buona salute. Dimagrirà da solo, quando sarà un giovanotto, dicevano i parenti. Non andò così.
Il racconto di Fabio De Nunzio prosegue per tutta la sua vita, con la costante di questa coesistenza, a volte comica e spesso surreale, con il ciclo fame d’aria-cortisone-fame e basta. Sono tanti e divertenti gli spunti, ma anche i momenti in cui si può riflettere sui disagi e le ingiustizie che il buon Fabio ha dovuto affrontare.
Li vorremmo incontrare i maestri (ne parla al plurale maschile) della prestigiosa scuola privata nella quale aveva cominciato le scuole elementari. Le crisi di apnea lo spingevano a levarsi in piedi dal banco e gli toglievano la parola, oltre al respiro. Non aveva il fiato per rispondere agli insegnanti che gli ingiungevano di rimettersi a sedere, reprimendo a schiaffi quello che ai loro occhi sembrava un atto di insubordinazione. Nemmeno il colloquio chiarificatore con i genitori ebbe un esito efficace. Le incomprensioni continuarono e lui ci rimise l’anno. L’iscrizione successiva ad un’elementare pubblica lo allontanò dagli algidi locali dell’istituto anti montessoriano, ma risolse per sempre i problemi. È un po’ il riscatto della negletta scuola statale, mentre allo stesso tempo quella privata offre un gran bella prova all’incontrario di sensibilità umana e pedagogia di base. Certo, erano tempi di onnipotenza dei docenti e ce n’erano di fusi di testa, come in ogni contesto.
È sempre a scuola che più avanti Fabio ha conosciuto Donatella (il primo bacio) e Mingo, sempre pronto a dare spettacolo, un banco dietro, con battute e imitazioni. De Pasquale lo avvicinò a un’emittente locale: dodici anni di radio, soprattutto in ore scomode, voce amica dei nottambuli. Megahertz galeotti: è su quella frequenza che ha incontrato l’amore della sua vita, Carmen, che gli ha dato un altro amore, il figlio Christian (era ricoverata per un ‘operazione e Fabiuccio le faceva compagnia a distanza).
Certo, nel libro ci sono Striscia la Notizia, l’affiatamento con Mingo, la notorietà, ma soprattutto le pene e le umiliazioni inflitte quotidianamente agli obesi. Perfino situazioni e oggetti insignificanti possono diventare strumenti di tortura per chi è in sovrappeso o anche esporli ad esibizioni involontarie. Le sdraio in spiaggia, le sedie di plastica fuse in un solo stampo e che esposte al sole si spezzano trasformando i malcapitati in clown da circo. Per non dire degli infernali micro sedili d’aereo e delle loro cinture sempre inadeguate a mettere in sicurezza circonferenze considerevoli.
In “Sotto il segno della bilancia 3”, c’è tanta sensibilità, da vendere (e da comprare): emergenza obesità, respect oversize.
Sotto il segno della bilancia (Vol. 3)
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