Statuto/30. La ribellione elegante
- Autore: Antonio Bacciocchi
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Vedi alla voce mods declinata pop & goal. Vedi trent’anni freschi freschi di carriera passati per live, dischi (17), disagio metropolitano, coerenza, Torino, pugni chiusi. Cantati e suonati Statuto, in una parola, come la piazza punto di incontro dei modernisti della città: un modo come un altro per fare antagonismo in abito da sera, se mi passate la forzatura, un po’ come suonare alla corte di Fidel Castro e poi a Sanremo con identica nonchalance e faccia tosta pure. Senza contare l’esibizione batticuore al vecchio Filadelfia: quando calcio e sette note procedono di pari passo sotto il segno del Toro. Per chi ancora non lo avesse capito, gli Statuto sono una ska-band (simil) formata da quattro tipi belli tosti - nell’ordine: Oscar Giammarinaro (Oskar), Giovanni Deidda (Naska), Ennio Piovesani (Teen Mod), Alex Loggia (Bumba) - battitori liberi della musica senza generi e senza frontiere (ska, reggae, rhythm’n blues, dub, jazz) e se non gli va di “cazzeggiare” (che è un altro modo, in fondo, di denunciare) cantano in italiano parole come queste:
A questo cielo blu non obbedisco più/ Eroe dei due mondi io adesso torno giù/ La gente non vuol più politici usurai/ E i falsi progressisti san fare solo guai (“Garibadi”).
E queste:
“Vattene sceriffo! Scappa via di qua/ La tua sporca legge non ci va (“Vattene sceriffo”)
che non saranno prosa e poesia di Guccini, ma il messaggio arriva lo stesso forte e chiaro. Come si evince dalla biografia artistica che Antonio Bacciocchi gli intitola per VOLOlibero (“Statuto. La ribellione elegante”, 2014), il gruppo sta alla politica molto più di quanto il suo approccio sui generis alla musica e allo showbiz lascerebbe pensare, e andrebbe registrato come una delle espressioni più original/coerenti dell’underground anni Ottanta (metallari, rockabilly, punk, se vi va di rinfrescarvi la memoria): per niente facile resistere sull’onda trent’anni buoni senza invertire la rotta, genuflettersi ai partiti, imborghesirsi ad hoc. Sulla base di tutto ciò - e a prescindere dal gradimento di ciascuno - è possibile affermare anche che la vicenda degli Statuto trascende quella comune delle music band, per approdare alla storia sociale, “moderna” e contemporanea. Questo libro -128 pagine che sanno quello che fanno -, piacerà quindi senza dubbio allo zoccolo duro di Oskar & Co. ma potrebbe colpire anche l’attenzione dei lettori (come il sottoscritto) interessati alle fenomenologie pop e di costume. Oltre a dichiarazioni di prima mano dei componenti della band, "Statuto" annovera, fra gli altri, le testimonianze di Enrico Ruggeri, Nina Zilli, Ron, Gianni Maroccolo, Rudi Zerbi, Giuliano Sangiorgi, Gang. E c’è anche una chiosa - in nome della comune fede granata - di Massimo Gramellini.
Statuto / 30: La ribellione elegante
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