Perché piacciono i gialli, i polizieschi, i thriller, il noir? Ma anche il fantastico che include l’elemento misterioso, quando coinvolge forti sentimenti ineluttabili?
Le storie che in generale hanno l’elemento oscuro, il nascosto, ci attirano.
Che vi sia un investigatore, l’assassino, la suspense, gli aspetti psicologici, il coinvolgimento del mistero, sono cose che affascinano. Perché la complicazione, il delitto e lo smascherarne l’autore ci coinvolgono così tanto? Con cosa ci mettono in comunicazione? Cosa significano per noi? L’affare si fa intrigante, sia per lo scrittore che per il lettore... Spero gradirete questa mia interpretazione.
La storia oscura ci mette in comunicazione col mistero, con la parte di noi che non conosciamo, ma riconosciamo una volta che ci si propone di nuovo; noi vogliamo svelarla, anche se a volte la temiamo, e allora diamo un’occhiata curiosa e basta. Più spesso ci lasciamo coinvolgere dalla lettura. Leggere del mistero e dell’intrigo ci può far capire che vogliamo conoscerci più approfonditamente o forse anche eliminare una parte di noi che non gradiamo, che magari giudichiamo cattiva, come in una specie di catarsi. La maggior parte dei lettori vuole scoprire il colpevole e come egli ha fatto ad agire in quel dato modo, assicurandolo infine alla giustizia, al giudizio, per ricomporre e equilibrare l’azione malfatta e perché non possa più nuocere. L’ombra, l’oscurità rivela e nasconde noi stessi a noi stessi, ma ci attrae per la bellezza del mistero; tale bellezza ci fa suoi. L’investigatore della storia siamo noi che scaviamo nel lato oscuro che sappiamo essere in noi o temiamo che vi sia. C’è anche da dire che l’indagare fa esercitare la nostra intelligenza dandoci piacere nel farlo. Il percorso di scoperta, l’indagine e il suo metodo, è il nostro percorso, la nostra indagine, un suggerimento di metodo che desideriamo ci venga forse sussurrato.
La storia che cela e inganna è come un prestigiatore che ci guida attraverso il suo ragionare facendoci vedere possibilità di mondi diversi. L’uomo, in definitiva, riconosce in sé alcune caratteristiche dell’ombra e dell’oscurità, del nascosto, il mistero di sé e in sé ed è questo che gli fa piacere immergersi in questo tipo di narrazioni. Quel che sente, che sia orrore, raccapriccio, paura, li ha sentiti su di sé: desidera conoscere di più, approfondire seppur con timore, e la storia oscura lo avvicina a questo. Egli cerca con la soluzione del mistero una sua soluzione; desidera in un certo senso esorcizzare la propria paura attraverso il racconto che gliela fa rivivere e affrontare. Il racconto oscuro che, giallo, thriller, noir che sia, è come una finestra sulle sue paure e sui sentimenti negativi, ma offre una scappatoia, una soluzione, fugando ogni oscurità, alla fine. Si cerca sempre la luce della soluzione. Leggendo e scrivendo storie oscure si tenta forse proprio il poter aggirare, sconfiggere e risolvere il male che si percepisce in sé opponendogli il bene e un finale che risolve.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Storie, intrighi e mistero: l’attrazione dell’oscuro
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