Avete presente quando qualcuno vi affida un incarico come fosse la cosa più semplice del mondo e, sospirando, pensate tra voi che è più facile a dirsi che a farsi?
Fare qualcosa e raccontarlo non solo comportano gradi diversi di impegno e difficoltà, ma aprono anche altre questioni: quanto tempo ci vuole a compiere un’azione? Quanto a raccontarla? In che ordine si può raccontare quello che è successo?
Provate a riportare questo esempio all’interno di un romanzo. In fondo, una storia altro non è se non il racconto di determinati avvenimenti. Come funziona il tempo al suo interno? Quanto in fretta possono andare gli eventi? Quanto lento può essere un racconto?
Per rispondere a queste domande è fondamentale capire cosa sono e come si misurano tempo della storia e tempo del racconto, e analizzare in seguito le conseguenze del loro rapporto.
Tempo della storia e tempo del discorso: cosa sono
- Tempo della storia: è il tempo reale in cui avvengono i fatti narrati. Cosa significa? Se state leggendo I promessi sposi, la storia raccontata ha inizio la sera del 6 novembre 1628 (a questa data, indicata nel testo, risale l’incontro di Don Abbondio con i bravi) e termina dopo due anni, con il matrimonio di Renzo e Lucia. Se invece avete tra le mani l’Ulisse di Joyce, il tempo della storia è di un solo giorno: il 16 giugno 1904.
Si misura come il tempo nella vita reale: in secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni...
- Tempo del racconto: è lo spazio nel testo dedicato alla narrazione degli eventi. Tornando ai due esempi precedenti, i due anni di vicende narrate nei Promessi sposi sono narrati complessivamente in qualche centinaio di pagine, mentre l’Ulisse in quasi mille pagine non supera la mezzanotte dell’unico giorno a cui è dedicato.
Si misura in parole, righe, paragrafi e pagine.
Tempo della storia e tempo del racconto: come si interfacciano
I due esempi tornano utili per capire un aspetto fondamentale: le vicende possono essere narrate, dal punto di vista della durata del racconto, con tempi diversi. Alcuni anni possono essere condensati in poche righe (o del tutto saltati), mentre poche ore possono essere raccontate in una o cento pagine.
Se ci pensate, si tratta di un’esperienza piuttosto comune: quanto tempo ci vuole a chiudersi un dito nel cassetto o quanto ci mette a pungervi una zanzara? Ben meno del tempo necessario a descrivere cos’è successo. O, al contrario, quanto in fretta avete condensato fatti di ore o anche giorni per raccontarli a qualcuno? Insomma: vivere qualcosa non è come raccontarlo.
Da questi esempi risulterà chiaro che, sintetizzando, tempo della storia e tempo del discorso, dal punto di vista della durata, non coincidono quasi mai.
La durata non è però l’unico elemento in base al quale tempo della storia e tempo del racconto si discostano l’uno dall’altro. Lo abbiamo già visto quando abbiamo parlato di prolessi e analessi e del rapporto tra fabula e intreccio: anche l’ordine con cui i fatti sono narrati può alterare la linearità del loro rapporto.
La velocità degli eventi
Ma quanto velocemente o quanto lentamente si può raccontare una storia? Le variazioni di velocità principali di un testo narrativo sono cinque. Per capirle al meglio, può venire in nostro aiuto qualche formula che spieghi il rapporto tra tempo della storia (Ts) e tempo del racconto (Tr).
1. Pausa
Ts = 0
In alcuni casi, il narratore sospende momentaneamente il corso degli eventi (azzera il tempo della storia), ma il suo racconto non si arresta in uno spazio bianco. È quello che accade, per esempio, per concentrarsi sulla descrizione dello stato d’animo di uno dei suoi protagonisti, o quando la narrazione lascia spazio a digressioni e riflessioni.
Dal punto di vista delle sequenze narrative, una pausa coincide spesso con una sequenza riflessiva.
2. Rallentamento
Tr > Ts
Riprendiamo il caso dell’Ulisse. Il romanzo di Joyce si può considerare, tra le altre cose, un eccellente esempio di questa tecnica: il narratore descrive in moltissime pagine avvenimenti che durano poche ore.
Un rallentamento può accadere anche più in piccolo: si ha ogni volta che il testo descrive ampiamente fatti che durano poco tempo. In questi casi l’azione procede dunque lentamente: la descrizione minuziosa dei tanti particolari che la caratterizzano sembra rallentarla e dilatarla.
Dal punto di vista delle sequenze, il rallentamento coincide con una sequenza descrittiva.
3. Scena
Tr = Ts
La durata degli eventi narrati corrisponde alla loro lunghezza nel testo. Com’è possibile? Poco fa abbiamo detto che questo caso è piuttosto raro; si verifica infatti tutte le volte in cui sul testo sono presenti dei dialoghi.
Dal punto di vista delle sequenze narrative, ci troviamo di fronte a una sequenza dialogica.
4. Sommario
Tr < Ts
Quando il narratore condensa fatti di giorni o addirittura anni in poche righe, la sua descrizione dura decisamente meno della durata effettiva degli avvenimenti. Com’è facilmente intuibile, il suo effetto è contrario a quello del rallentamento: il ritmo del racconto è improvvisamente accelerato.
5. Ellissi
Tr = 0
Si tratta, se vogliamo, di un caso estremo di sommario. Quando il narratore, anziché condensarli, sceglie di omettere completamente dalla narrazione alcuni fatti, siamo di fronte a un’ellissi.
Dal punto di vista delle sequenze, sommari ed ellissi caratterizzano le sequenze narrative.
leggi anche
Fabula e intreccio: cosa sono e differenze
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tempo della storia e tempo del racconto: cosa sono e come si rapportano?
Lascia il tuo commento