Thomas Sankara. La rivoluzione in Burkina Faso 1983-1987
- Autore: Davide Rossi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Davide Rossi è uno studioso del marxismo e nel 2018, per PGreco Edizioni, ha pubblicato Thomas Sankara. La rivoluzione in Burkina Faso 1983-1987, un saggio che propone un profilo biografico del leader burkinabé, accompagnato dalle trascrizioni di tre suoi discorsi.
Thomas Sankara nacque il 21 dicembre 1949. Il 5 agosto 1960, il giorno in cui la sua nazione si rese indipendente, bruciò il tricolore francese nel cortile della sua scuola. Quella raggiunta nel ’60, tuttavia, fu un’indipendenza incompleta: "per i cittadini non cambia assolutamente nulla dal giorno che l’ha preceduta" nota Rossi.
"L’Alto Volta è condannato a esportare verso le piantagioni della vicina Costa d’Avorio manodopera a basso costo, i contadini intanto muoiono di fame e i burocrati si arricchiscono. Il primo ventennio d’indipendenza di questo popolo scorre così, senza fare notizia, placido, nell’oblio del mondo, per la gioia di chi lo sfrutta e lo immiserisce".
Figlio di una famiglia cattolica, Sankara fu tra i pochi nella sua terra, allora chiamata Alto Volta, ad avere la possibilità di istruirsi. Terminati gli studi scelse la carriera militare e, durante la sua permanenza in Madagascar, si avvicinò al socialismo.
Nel 1972 tornò in patria e combatté nel conflitto con il Mali, scoppiato nel 1974, che poi definì "l’inutile guerra dei poveri". Nel 1982 un colpo di stato portò al potere Jean-Baptiste Ouédraogo e, nel 1983, Sankara fu chiamato a ricoprire la carica di primo ministro. Nell’agosto dello stesso anno, disapprovando le scelte politiche del governo e appoggiato da altri giovani ufficiali, il patriota africano assunse personalmente la guida dello stato.
Sankara
"cambia tutto e il primo che lo capisce è il presidente francese François Mitterrand [1916-1996], deciso a fargli una guerra senza fine".
Solo contro tutti (compresa la sinistra europea), il politico africano non fu aiutato che dai paesi socialisti: l’Unione Sovietica, la Cina, Cuba, la Corea del Nord.
Presidente dal 1983 al giorno della sua morte, il rivoluzionario portò al suo paese una nuova bandiera, gli diede un nuovo inno e un nuovo nome:
"È il 4 agosto 1984 quando Sankara, in omaggio alle due lingue principali tra le sessanta parlate nella sua terra, il giorno prima del ventiquattresimo anniversario della fittizia indipendenza concessa dai francesi, unisce due termini delle due lingue più diffuse, mooré e diula. Dal mooré recupera la parola Burkina, che significa integrità, onore e dal diula prende la parola Faso, che significa terra, territorio, patria".
Burkina Faso significa perciò “terra degli uomini liberi”.
Il socialismo del Burkina Faso, stemperato dall’atteggiamento paterno del suo ideatore, fu un esperimento originale. Accostare i motti “consumiamo burkinabé”, “il Burkina Faso ai Burkinabé”, “produrre e consumare burkinabé” a una politica autarchica è errato e fuorviante: Sankara sognava una collaborazione tra tutti gli africani, non disprezzava le culture europee e riteneva benefico l’incontro tra costumi diversi.
Inoltre mantenne un punto di vista abbastanza disincantato sulla rivoluzione:
"vogliamo prendere da ogni rivoluzione solo il suo nocciolo di purezza che ci impedisce di diventare schiavi della realtà di altri" diceva, "anche quando, dal punto di vista ideologico, ci ritroviamo con interessi comuni".
Egli diede inizio a innumerevoli battaglie civili, dalla scolarizzazione alla lotta alla desertificazione, dalla costruzione di un sistema sanitario all’abolizione dell’infibulazione.
Tom Sank (così era soprannominato) non si inimicò solo le potenze straniere, bensì anche gli impiegati pubblici del suo paese, a cui decurtò lo stipendio e che obbligò a partecipare alle campagne di piantumazione degli alberi e alle attività sportive.
Il 15 ottobre 1987, Sankara morì in un attentato organizzato da colui che considerava un fratello, Blaise Compaoré. Il rivolgimento politico che gli costò la vita fu supportato dal governo francese e dagli Stati Uniti.
Un aspetto interessante del testo, ma che emerge solo a tratti, è l’importanza non secondaria dell’istruzione cattolica nella formazione di Sankara, durante l’infanzia i suoi genitori lo incoraggiarono persino a prendere i voti. Va premesso che nei suoi discorsi egli citò sia Cristo che il Corano, la sua politica fu influenzata dalla teologia africana della Liberazione e diede una lettura socialista del Cristianesimo.
A prescindere dalle sue convinzioni, però, si deve riconoscere che la sua conoscenza della religione, probabilmente, non fu superficiale.
Sostenendo l’abolizione della prostituzione, il rivoluzionario citò San Tommaso d’Aquino, il quale, riconoscendo la fragilità umana, scrisse:
"La donna pubblica è nella società ciò che la cloaca è nel palazzo: togli la cloaca e l’intero palazzo sarà infettato" (De Regimine Principum).
Sankara criticò questa posizione del teologo, secondo cui la prostituzione può essere tollerata per impedire un male maggiore, e oppose un netto rifiuto allo sfruttamento delle donne (va detto comunque che nella Chiesa è sempre esistita anche una corrente che esortava a vietare la prostituzione).
D’altro canto, un retaggio cristiano (seppur rielaborato in chiave marxista) si può cogliere anche negli appelli di Sankara ad adottare la semplicità come stile di vita,
"Dal punto di vista della pianificazione economica" dichiarò, "stiamo imparando a vivere con modestia e siamo pronti ad affrontare quell’austerità che ci siamo imposti per poter sostenere i nostri ambiziosi progetti".
Accettare di vivere con ciò che è essenziale e scegliere l’umiltà come stile di vita sono messaggi importanti, che non hanno colore politico e su cui si dovrebbe riflettere in tutto il mondo. Nel 1974, sul "Corriere della Sera", lo scrittore vicentino Goffredo Parise (1929-1986) criticò sia gli italiani di destra che quelli di sinistra, e a costo di essere tacciato di comunismo o, al contrario, di essere accusato di voler privare i poveri del loro diritto a “consumare”, invitò i suoi lettori a
"godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria, non superflua".
Il volumetto stampato da PGreco, è breve, ma si deve considerare che il materiale a disposizione sul tema affrontato è minore di quanto si possa credere e non è facilmente reperibile. Spiace che non sia stato approfondito maggiormente il rapporto che legò il Burkina Faso e la Libia di Muʿammar Gheddafi (1942-2011).
In Thomas Sankara. La rivoluzione in Burkina Faso 1983-1987 si avverte chiaramente la passione dell’autore per la figura del leader africano, ma la sua onestà nell’esprimere un suo giudizio storico sul personaggio è apprezzabile.
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