Tre tristi tigri
- Autore: Guillermo Cabrera Infante
L’Avana cantata da Guillermo Cabrera Infante nel romanzo “Tre tristi tigri” ha tutto l’aspetto di una splendida mulatta cantante di night club, avvolta sensualmente nel suo abito brillante di scena, nell’atto di bere un daiquiri prima dell’ultima canzone della serata, stanca.
La Cuba descritta in quest’opera dal titolo/scioglilingua del 1965 è un’isola sotto l’assedio della dittatura di Batista poco prima della rivoluzione di Fidel Castro e dei suoi uomini, come il fratello Raul, Camilo Cienfuegos ed Ernesto Guevara.
I numerosi personaggi prendono vita dai respiri di una società sospesa, sul burrone della disgregazione finale, e viaggiano sulle pagine come se fossero sotto un vulcano che sta per esplodere. Il popolo della notte del Tropicana, cantanti, attori, fotografi e impresari, allergici alla luce del giorno ed ai cocktail con poco rum, sfrecciano veloci sulle loro automobili e percorrono il profilo del Malecon, con i suoi spruzzi marini e le sue ombre, come in preda ad una furia, ad un’ansia di vivere, che inevitabilmente assume i contorni della morte.
Guillermo Cabrera Infante, scrittore ed intellettuale cubano che proprio nel 1965 lascerà definitivamente la sua terra per trasferirsi a Londra, sperimenta nuove forme di scrittura, gioca con lo stile, crea e distrugge, fa girare vorticosamente le parole sulla carta e trascina il lettore su e giù per il suo romanzo come in una corsa ubriaca da cui si esce spassati e spossati, ma anche lievemente instupiditi. “Tre tristi tigri” è una salsa cubana, una danza piena di giravolte con poche pause per poter riprendere fiato: un romanzo, in fin dei conti, per cui ci vuole un fisico bestiale.
Tres tristes tigres
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