Immagine di copertina Credits: Augusto De Luca, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Raffaele La Capria viveva a Roma dal 1950, ma la sua patria vera era Napoli che riappariva ammantata di una nostalgia mai misericordiosa nei suoi romanzi. Nella sua longeva vita - avrebbe compiuto cento anni il prossimo ottobre - La Capria era diventato un importante punto di riferimento per il mondo culturale italiano.
Aveva vinto il premio Strega nel 1961, a quarant’anni, con il romanzo-capolavoro Ferito a morte, edito da Bompiani. Nel 1963 aveva conquistato anche il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia per la sceneggiatura del film Mani sulla città dell’amico regista Francesco Rosi.
La Capria credeva nella magia dell’affabulazione, in tutte le sue forme, e voleva che la sua scrittura fosse accessibile a tutti e non solo a una discreta cerchia di intellettuali. Il segreto della sua longevità, diceva, era la capacità di mantenere sempre viva la meraviglia e la curiosità verso gli cosa del mondo.
Scopriamo la vita e le opere dell’autore “centenario” della letteratura italiana.
Raffaele La Capria: la vita
La Capria nacque a Napoli il 3 ottobre 1922, nel quartiere di Posillipo. Visse la prima infanzia e la giovinezza sotto il fascismo. Si trovò, troppo giovane, a combattere con una zaino pesante sulle spalle e movimenti impacciati, non da soldato. Per sua fortuna l’esperienza militare ebbe breve durata, e La Capria poté fare ritorno alla sua Napoli all’epoca occupata dagli angloamericani.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1947 soggiornò a lungo Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Nel 1950 si trasferì a Roma, sua città d’elezione, dove avrebbe vissuto per il resto della vita. Lavorò come redattore di diverse riviste e quotidiani tra cui Il Mondo, Tempo presente e il Corriere della Sera. Dal 1990 era condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti.
Napoli tuttavia rimase la sua patria del cuore. Di Napoli scrisse sempre, raccontandone i vizi e le virtù. Nel 1952 aveva pubblicato il primo romanzo Un giorno d’impazienza . Nove anni dopo sarebbe stato il turno del suo capolavoro: Ferito a morte, una narrazione brillante costruita su piani multipli che gli avrebbe fatto conquistare il premio Strega. Il libro è in parte biografico, nel giovane protagonista Massimo De Luca La Capria raffigura se stesso.
Nel 1973 aveva pubblicato un altro romanzo per Bompiani, Amore e psiche, da lui giudicato un fallimento per eccesso di intellettualismo. Di libri La Capria ne scrisse tanti (oltre venti) per tutta la vita, dedicandosi in seguito soprattutto alla scrittura saggistica.
I suoi romanzi parlavano spesso di Napoli, tuttavia avevano un respiro internazionale. La Capria fu un grande ammiratore della letteratura inglese e americana; tra i suoi modelli figurava George Orwell.
Fu sposato con l’attrice Ilaria Occhini, nipote dello scrittore e giornalista Giovanni Papini, scomparsa nel 2019 che di lui parlò con affetto in una delle sue ultime interviste.
Nel 2001 Raffaele La Capria aveva vinto il Premio Campiello alla carriera.
Ferito a morte: il romanzo-capolavoro
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Merita un ricordo speciale il capolavoro di Raffaele La Capria Ferito a morte (Milano, Bompiani, 1961), considerato già un classico della letteratura italiana novecentesca.
Il libro narra le vicende di un gruppo di ragazzi della buona borghesia napoletana, ambientante in una bella giornata estiva. È la vigilia della partenza per Roma di uno di loro, Massimo. Poi la narrazione sovverte l’evoluzione temporale degli eventi trascinandosi in una caleidoscopio di sensazioni e ricordi.
Negli ultimi capitoli ritroviamo Massimo, sei anni dopo, tornare all’isola di Capri per rivivere il tempo perduto e ritrovare gli amici di un tempo ormai irrimediabilmente cambiati.
Recensione del libro
Ferito a morte
di Raffaele La Capria
Raffaele La Capria: le opere
Tra le opere principali di Raffaele La Capria ricordiamo Un giorno di impazienza, Ferito a morte (premio Strega nel 1961), Colapesce, La neve del Vesuvio e La bellezza di Roma un piccolo libro in cui l’autore napoletano raccontava Roma e le sue contraddizioni.
Della sua vasta produzione saggistica ricordiamo le opere Letteratura e salti mortali (1990), L’occhio di Napoli (1994), La mosca nella bottiglia (1996), Lo stile dell’anatra (2001) e il saggio-intervista Me visto da lui stesso. Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere (2002).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Addio allo scrittore Raffaele La Capria, premio Strega nel 1961
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