Tutte le scuole sono chiuse almeno fino a Pasqua e le famiglie sono costrette a misurarsi con la didattica a distanza. Ma mentre i ragazzi delle superiori, i millennials, sono spesso più bravi e competenti di genitori e insegnanti, per i bambini delle elementari e dei primi anni delle superiori non sempre tutto va liscio, non solo perché le connessioni sono spesso ballerine e le piattaforme non sempre efficaci per un uso così esteso come sta avvenendo in queste ore, ma perché subentra anche un senso di ansia, una componente di stress che subiscono grandi e piccoli. Ecco allora che i contenuti delle scuola, le lezioni, le letture, i compiti, finiscono talvolta in secondo piano perché a prevalere è la tecnologia, la chat dei genitori inquieti, la rabbia di chi non riesce ad entrare nella classe virtuale...
Da insegnante in pensione a nonna in dad
Io sono alle prese con la didattica a distanza di un nipote di otto anni, terza elementare, e sto facendo esperienza di quanto possa essere un’occasione di progresso nella conoscenza, ma anche quante incertezze e difficoltà si possano incontrare: sta agli adulti essere presenti, rassicurare i più piccoli, aiutarli, sapendo che le connessioni non arrivano ovunque allo stesso modo, in molte famiglie i bambini sono numerosi, gli spazi insufficienti, insomma la diseguaglianza nell’approccio alla conoscenza e alla cultura è fondamentalmente diseguale.
Didattica a distanza: l’esperienza di due mamme scrittrici
Aggiungo la testimonianza di due mamme scrittrici, Francesca Caprioli, madre di un bambino di prima elementare, e di Simona Mannucci, che ha una ragazza quindicenne in seconda liceo.
“Oggi la mia giornata comincia con un nodo in pancia e la lacrima facile e quel senso di tenerezza misto ad orgoglio da primo giorno di qualcosa di epocale e la convinzione che anche da scalini come questo nascano determinazione e forza. Oggi la storia a p.57 si chiama “Il mio magico scatolone” e, in quelle coincidenze che sono veri appuntamenti col destino, sembra una perfetta metafora per questa avventura” .
Francesca Caprioli
Da quando mia figlia quindicenne ha smesso di andare a scuola e ha cominciato la Dad, è come se qualcuno avesse spento l’interruttore della luce dai suoi occhi. Non ha smesso di studiare, anzi, ma ha perso mordente, entusiasmo, vitalità. La mattina indossa una felpa sul pigiama e malinconicamente accende il computer. E pensare che quando andava in classe ci teneva tanto a vestirsi con cura... Le manca il contatto fisico con compagni e professori , dice che la distanza facilita tensioni e incomprensioni…..Il suo malessere, che immagino simile a quello di innumerevoli coetanei, mi preoccupa e mi fa sentire impotente. Il virus ha stravolto tutto e tutti, ma il danno per i ragazzi è incalcolabile perché mina alla base le fondamenta su cui stanno costruendo il futuro.
Simona Mannucci
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Didattica a distanza: esperienze sul campo e difficoltà della dad
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