È il 1903 quando Franz Xavier Kappus, un giovane e intraprendente allievo dell’accademia militare di Wiener Neustadt, ebbe il coraggio di inviare a Rainer Maria Rilke alcune sue poesiole chiedendo un giudizio in merito a colui che già in vita era ritenuto uno dei maggiori letterati di lingua tedesca.
Kappus aveva solo diciannove anni e agì quindi d’impulso, gli deve certo essere perdonata l’irruenza tipica della gioventù. Aveva scoperto per caso che tra gli ex cadetti della sua stessa accademia figurava anche Rilke, di cui era grande estimatore. Con questo pretesto scrisse al Poeta affermando di avvertire la sua stessa vocazione letteraria e rivelando di non sentirsi del tutto a proprio agio nella caserma militare austriaca.
Link affiliato
Passarono diverse settimane e il giovane Franz Kappus stava ormai per perdere ogni speranza, persino la sua baldanzosa intraprendenza era stata scalfita da quel lungo e inoppugnabile silenzio.
Poi inaspettatamente Rilke rispose.
Ebbe così inizio un’intensa corrispondenza tra il grande letterato e il giovane poeta che si protrasse per ben cinque anni, dal 1903 al 1908.
Nel carteggio Rainer Maria Rilke non si premurava solo di dare al giovane consigli stilistici e di scrittura, ma vi aggiungeva insegnamenti di carattere più spirituale.
Ancora oggi le Lettere a un giovane poeta, pubblicate postume dopo la morte di Rilke, rappresentano una sorta di breviario esistenziale.
Nella scrittura epistolare il grande letterato austriaco riflette la propria stessa vita in una sorta di autoanalisi interiore in cui combatte i demoni del suo inconscio, ribadisce l’importanza di affrontare le difficoltà e i dissidi della vita, e celebra la bellezza del mondo.
La pubblicazione delle Lettere a un giovane poeta
Dopo la morte di Rilke, Franz Kappus, diventato un editore e uno scrittore discreto, decise di dare alle stampe alcune delle lettere inviatogli da colui che considerava il suo Maestro. La saggezza del grande letterato austriaco era troppo sconfinata per essere limitata all’uso e consumo di una sola persona, Kappus decise dunque di farne dono al mondo intero elargendo le parole di Rilke a tutti i giovani poeti del presente e del futuro.
L’epistolario sotto il titolo di Briefe an einen jungen Dichter (Lettere a un giovane poeta, Ndr) fu pubblicato nel 1929 dall’editore Suhrkamp Verlag. La prima versione delle lettere non comprendeva le risposte di Kappus, che furono in seguito aggiunte nella nuova edizione del 2019.
Nell’introduzione alla raccolta, Franz Kappus spiegava cosa l’avesse spinto a scrivere a Rainer Maria Rilke. Racconta che mentre stava leggendo in disparte le poesie di Rilke fu avvicinato dal cappellano dell’accademia militare di Wiener Neustadt, un certo Horacek. il cappellano rivelò a Kappus che Rilke era stato allievo anni prima della stessa scuola e si disse sorpreso dal fatto che l’ex allievo fosse ora "diventato un poeta". Lo descrisse infatti a Kappus come un “ragazzo magro e pallido” che non era in grado di sopportare la tensione dell’educazione e della vita militare.
Folgorato da quella rivelazione Franz Kappus decise di scrivere al poeta nei cui versi si era tanto profondamente riconosciuto. Anche lui infatti agognava di abbandonare l’accademia militare e dedicarsi esclusivamente alla poesia, come prova di quanto detto inviò al poeta alcuni suoi versi chiedendo un riscontro.
Ma cosa disse Rainer Maria Rilke in merito alle opere che Kappus con tanto impetuoso slancio sottopose al suo giudizio? Diede al giovane un consiglio prezioso che avrebbe fatto la storia della critica letteraria.
Il consiglio di Rainer Maria Rilke al giovane poeta
Il grande poeta austriaco evitò di esprimere un giudizio sulle poesie del suo giovane ammiratore. In tutta risposta disse che la poesia non può essere valutata attraverso criteri oggettivi perché appartiene alla dimensione interiore dell’uomo. Con intelligenza dunque Rilke chiuse la sua lettera dicendo “le restituisco i versi che, gentilmente, mi ha voluto confidare”. Prese le poesie di Kappus come un dono che a sua volta volle restituire nel modo migliore possibile, ovvero “senza giudicare”, lasciando il giovane poeta libero di scrivere secondo il proprio gusto e la propria convinzione. Lo educa a non ambire ad alcun premio e a non curarsi delle gratificazioni, che potrebbero essere poche. Ciò che conta, afferma il Poeta, è gioire solo del piacere puro della scrittura rivolgendo il proprio sguardo al passato e all’interiorità fatta di sogni, immagini e ricordi, che rappresentano uno scrigno prezioso per l’ispirazione letteraria.
Nella sua riflessione il maestro addestrava l’allievo a non ricercare l’approvazione altrui di altri autori o editori, ma soltanto l’autenticità di ciò che scriveva. La poesia, sottolineava Rilke, nasce da dentro, da un’esigenza interiore insopprimibile e deve obbedire solo a questo impulso innato.
L’unico modo per scrivere bene - o meglio, nel modo giusto - era dunque guardare profondamente dentro di sé, inabissarsi nel fondo della propria coscienza e della propria solitudine.
Ecco cosa scrisse Rainer Maria Rilke a Franz Kappus:
Lei domanda se i suoi versi siano buoni. Lo domanda a me. Prima lo ha domandato ad altri, li invia alle riviste, li confronta con altre poesie, e si allarma se certe redazioni rifiutano le sue prove.
Ora, poiché mi ha autorizzato a consigliarla, le chiedo di rinunciare a tutto questo.
Lei guarda all’esterno, ed è appunto questo che ora non dovrebbe fare. Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno.
Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé.
La scrittura secondo Rainer Maria Rilke
Addentrandosi più nel profondo dell’analisi Rilke giunse a fare una vera e propria dissertazione sulla scrittura: cosa muove la scrittura? E dunque la domanda fondamentale: perché scrivere?
Il celebre poeta intima al giovane allievo di interrogarsi sul motivo che lo spinge verso la scrittura, poiché la grande opera d’arte deve nascere da un’urgenza dell’anima, da un bisogno insopprimibile, da una necessità.
La domanda capitale “devo scrivere?” ce la si deve porre necessariamente nel momento più calmo della giornata, dunque nell’ora più quieta e buia della notte quando nessun’altra azione, nessun altro pensiero può inficiarne la risposta. Si può benissimo vivere senza scrivere - osserva Rilke - ma allo scrittore questo non è concesso.
Scrive Rilke a proposito della scrittura:
Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere, confessi a se stesso: morirebbe se le fosse negato di scrivere? Questo, soprattutto, si domandi nell’ora più quieta della notte; devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una risposta e se sarà assenso, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità.
L’invito di Rilke a ricercare ovunque la poesia
Un ultimo prezioso consiglio di Rilke al giovane poeta può essere letto anche come una lezione di vita. L’autore invita Franz Kappus a ricercare ovunque la poesia, nel dettaglio e nelle piccole cose talvolta scontate della vita quotidiana perché è proprio lì che risiede la vera ricchezza. Per scrivere il vero poeta deve nutrirsi delle immagini che gli stanno intorno, delle sue tristezze e aspirazioni, della bellezza effimera che lo circonda.
Dopo averlo interrogato sul “perché scrivere” e aver appurato l’autenticità delle sue aspirazioni, il Poeta guida lo sguardo del suo allievo a ricercare la poesia nel quotidiano:
Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri.
Le parole di Rilke possono essere lette anche come qualcosa di altro rispetto a una lezione di scrittura o di stile. Insegnando al suo discepolo come muoversi attraverso le vie insidiose dell’arte lo invita in realtà a guardarsi dentro nella sua profonda essenza di essere umano e ad apprezzare l’unicità irripetibile della propria esistenza. Guardare al mondo esterno come un poeta significa esercitare un atto di gratitudine, comporre un’ode silenziosa nei confronti del creato e dell’energia vitale che ci attraversa.
Rainer Maria Rilke concluse la sua prima lettera a Kappus con l’umiltà autentica dei grandi.
Nella conclusione si definisce infatti “un estraneo”, poiché di fatto non conosce di persona il suo giovane destinatario, e lo ringrazia vivamente per la fiducia che ha riposto in lui e per la speranza che ha accordato nella sua risposta.
Aveva dispensato consigli che ancora oggi leggiamo con ammirazione e commozione, eppure non si riteneva davvero degno di educare “un giovane poeta” sconosciuto, cui si firmava con affetto “devotissimo”.
E la ringrazio ancora per la grandezza e la cordialità della sua fiducia, di cui con questa risposta sincera, e data in buona fede, ho cercato di rendermi un po’ più degno di quanto io, un estraneo, non sia.
Suo devotissimo,
Rainer Maria Rilke
Recensione del libro
La vita comincia ogni giorno
di Rainer Maria Rilke
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I consigli di Rainer Maria Rilke a un giovane poeta
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Scrivere un libro News Libri Rainer Maria Rilke
Lascia il tuo commento