La memoria non sempre risulta accessibile all’animo umano e troppo rararamente riesce a farsi strumento grazie al quale ripercorrere le tappe di uno o più eventi che hanno segnato la propria vita. Tuttavia questa funzione psichica non può lasciarsi travolgere, nonché accompagnare, da quell’indifferenza che altro non farebbe se non adornarla di quel pericoloso oblio, che, anziché trasformare il dolore in una testimonianza degna di essere raccontata, rischia altresì di fare della memoria stessa un qualcosa da evitare e dalla quale non lasciarsi guidare.
Pertanto se da un lato quello che non si riesce a ricordare e ancor più ad immaginare rischia di essere posto al vaglio della negazione, dall’altro, ciò che ancora attende di venire alla luce ed essere consapevolmente espresso merita ancor più di essere letto, pensato e raccontato, nonostante le sue tracce continuino imperterrite ad albergare in uno spazio lontano nel tempo.
Le testimonianze, oltre che farsi radici, danno vita a parole in grado di vibrare al nostro interno, facendo di quei medesimi lasciti un omaggio pronto ad essere tramandato, raccontato e reso accessibile a chiunque.
La parola e la memoria, pertanto, hanno il dono di trasformarsi in modo quasi alchemico, in vere e proprie trame da percorrere, da scoprire e da far proprie.
Nondimeno attraverso la scrittura, quelle sottili e fragili note sono in grado rievocare una sinfonia emotiva, capace di immergerci in una sospensione temporale, entro la quale le voci e le varie tonalità confermano la presenza di una dimensione lontana, ma che proprio grazie alla memoria traduce quanto è accaduto in numerose e nuove parole, che altro non aspettano se non di essere lette. Eppure non sempre il linguaggio antico risulta accessibile, lineare e fluido, ma di contro carico di una logica in grado di rievocare immagini e sensazioni capaci di riconnetterci con la nostra parte più profonda.
Impregnata dei suoi numerosi collegamenti, veri e propri ponti di unione tra profondità e superficie, la memoria inscrive sul corpo e nell’anima quell’indecifrabile logica che più facilmente prende vita attraverso le immagini. A tal proposito, quel medesimo connubio non si può non incontrarlo nella letteratura e nelle sue immortali pagine che hanno fatto del passato una porta degna di essere varcata, oltre la quale la paura del ricordo gradualmente si tramuta in un inchiostro pronto a espandersi su quelle pagine bianche, dove il vuoto acquisisce una nuova fisionomia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il dono della memoria quale chiave per scrivere il passato
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