Se ne parla da sempre e ora sembra che il governo Lega-M5S stia ponendo le basi per la regionalizzazione della scuola. A richiederla da molto tempo e a premere perché si dia loro ascolto sono Veneto e Lombardia, che vorrebbero gestire il settore istruzione in maniera più autonoma rispetto al passato.
La regionalizzazione dell’istruzione potrebbe diventare presto realtà, considerato che le proposte presentate rientrano in uno dei punti del contratto di governo Lega-M5S, precisamente il punto 20. Andiamo ad esaminare cosa c’è scritto in merito nel contratto e cosa comporterebbe la regionalizzazione a livello pratico, facendo appello anche alle intenzioni che trapelano dalle parole del ministro Bussetti.
Regionalizzazione dell’istruzione: cosa dice il contratto di governo?
Come anticipato, è il punto 20 del contratto di governo che affronta la questione della regionalizzazione dell’istruzione. Il processo di regionalizzazione è così affrontato:
Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte…
Come recita il contratto di governo, quindi, la regionalizzazione è “questione prioritaria” per gli attuali capi politici, che come obiettivo hanno anche quello di portare a termine rapidamente tutte le trattative già avviate, a partire da quella del Veneto.
Così come prevede l’articolo 116 della Costituzione, quindi, la regionalizzazione sarebbe il passaggio delle competenze dell’istruzione alle singole regioni che ne faranno, in maniera motivata, richiesta.
Cosa comporta la regionalizzazione a livello pratico
Cosa comporterebbe, a livello pratico, la regionalizzazione dell’istruzione? Le regioni interessate ad avviare questa procedura potranno gestire in maniera autonoma innanzitutto i concorsi, bandendoli solo a livello regionale. Sarà inoltre possibile gestire anche gli organici, andando ad aumentare il numero di docenti e di personale ATA.
La regione sarà investita anche del potere di coordinare i possibili trasferimenti di chi verrà lì assunto in altre regioni; il meccanismo sarà simile a quello del trasferimento interno alla Pubblica Amministrazione, con finestre limitate
Cosa ne pensa il ministro Bussetti di questa possibilità e delle proposte avanzate dalla regione Veneto e dalla regione Lombardia? A suo dire, ci sarebbe da considerare un aspetto positivo: entrambe le regioni hanno promesso che, se accontentare, metteranno a disposizione più soldi per gli stipendi degli insegnanti.
Bussetti ha anche affermato che questo tipo di riforma, secondo lui, porterà “a un modello virtuoso di gestione più capillare delle scuole. Ci potrebbe essere una fase transitoria in cui i professori potrebbero passare alla Regione su base volontaria. I programmi e gli ordinamenti restano invece allo Stato”.
Intanto il Veneto, la regione che sembra più avanti nella procedura di regionalizzazione, ha già proposto la legge delega per l’autonomia; l’assessore Elena Donazzan ha affermato: “Tutto previsto, siamo pronti. Attendiamo la contrattazione con le parti sociali”. Non rimane che vedere come sceglierà di procedere il governo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Regionalizzazione scuola, sì del governo: ecco dove e come funziona
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