Quali saranno le modalità di accesso ai concorsi? E per la questione della mobilità? Come saranno strutturati prove concorsuali e Fit? Ecco tutto quello che c’è da sapere sui cambiamenti previsti dal testo della riforma.
Il testo della riforma chiarisce vari dubbi inerenti la gestione delle questioni legate al lavoro da docente. Si parla infatti di requisiti di accesso e prove concorsuali, con modifiche sulle modalità delle prove, dello stop alla mobilità - è infatti previsto che si rimanga almeno cinque anni nella stessa scuola - e dell’addio sia ai Fit che agli ambiti territoriali. Vediamo insieme nello specifico cosa andrà a cambiare e in quale modo.
Requisiti di accesso ai concorsi e prova
Per quanto riguarda i prossimi concorsi per le cattedre, basterà la laurea e il fatto di aver conseguito 24 crediti in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologia e tecnologie didattiche. Sono da considerarsi esenti dal conseguimento di CFU e CFA “i soggetti in possesso di abilitazione per altra classe di concorso o per altro grado di istruzione, fermo restando il possesso del titolo di accesso alla classe di concorso ai sensi della normativa vigente”.
Il 10% dei posti sarà riservato a precari storici che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, anche non successive, su posto comune o di sostegno negli otto anni scolastici precedenti l’avvio delle procedure concorsuali.
Questi soggetti possono partecipare alle procedure concorsuali senza necessariamente aver conseguito i 24 CFU, a patto che lo facciano per una delle classi di concorso per le quali abbiano maturato un servizio di almeno un anno.
Per quello che invece concerne le modifiche delle prove concorsuali, ci saranno due prove scritte e una orale. La bozza della Legge di Bilancio datata 29 ottobre 2018 chiarisce che le modalità della prova orale potrebbero subire un cambiamento. L’obiettivo della prova dovrebbe essere quello di valutare il grado delle conoscenze e delle competenze dei candidati nelle discipline relative alle classi del concorso.
Non dovrebbe esserci, invece, nessuna modifica per quanto riguarda la verifica delle competenze linguistiche dei candidati. La bozza, infatti, parla della verifica della conoscenza di una lingua straniera europea almeno a livello B2 nel corso della prova orale.
Rimane anche la necessità di verificare le competenze didattiche nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Per quanto invece riguarda il sostegno, si tratterà di sostenere due prove in tutto, una scritta e una orale. Nello scritto si punterà a valutare le conoscenze e le competenze del candidato nell’ambito della pedagogia speciale, nella didattica per l’inclusione scolastica e le sue metodologie.
Il concorso diventa abilitante e viene confermato lo stop alla mobilità
Dal testo della riforma è possibile ottenere anche informazioni in merito al superamento delle prove concorsuali, che dovrebbe costituire l’abilitazione all’insegnamento per le medesime classi per le quali si partecipa al concorso.
Per quanto concerne invece il sostegno, nel testo è specificato come non ci saranno idonei: la graduatoria stilata a fine concorso, infatti, sarà composta da un numero di soggetti pari, al massimo, al numero di posti messi a concorso. Le graduatorie in questione avranno valenza biennale.
Confermato anche lo stop alla mobilità: nella bozza si specifica come chi vince il concorso rimarrà per quattro anni nella stessa scuola in cui ha svolto l’anno di prova. Nel testo della bozza della Legge di Bilancio è specificato come il docente che vince il concorso e che, conseguentemente, viene assunto “è tenuto a rimanere nella predetta istituzione scolastica, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni”. Le uniche eccezioni a questa regola saranno costituite da docenti soprannumerari o possessori di 104.
Addio ai Fit e agli ambiti territoriali
Anche il percorso di abilitazione viene investito in pieno dalla riforma. Come cambierà il Fit? Il percorso abilitante di tre anni previsto dalla riforma Renzi dopo la vittoria del concorso verrà sostituito da un anno di prova e formazione come supplente. Passato l’anno, si verrà assunto in ruolo. Come specificato, inoltre, è prevista la possibilità di ripetere l’anno di prova. Come già accennato, il docente verrà assunto in ruolo nella stessa scuola in cui avrà svolto l’anno di prova e dovrà rimanere lì per altri quattro anni, passati i quali potrà chiedere la mobilità.
Se il contenuto della bozza sarà confermato, inoltre, verranno aboliti anche gli ambiti territoriali introdotti con la legge 107. Ciò significa che i docenti verranno di nuovo nominati su scuola.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola, news aspiranti docenti: ecco cosa prevede la Legge di Bilancio
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