Al giorno d’oggi, la parola solitudine sembra chiamare in causa chissà quali falsi miti e paure, tuttavia essa non rappresenterebbe altro che un valore aggiunto al nostro quotidiano e ancor più alla nostra sfera intima e personale ormai schiacciata dalla frenesia delle nostre vite. A volte se da un lato è il riflesso di una condizione che ci troviamo a sperimentare, dall’altro è pur vero che rifletterebbe una compagnia tutta da riscoprire.
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Con i nostri tempi e con dei ritmi del tutto personali e privi delle richieste alle quali siamo chiamati a rispondere. Quanti minuti dedichiamo alla cura di noi stessi e soprattutto siamo ancora in grado di soddisfare un desiderio semplice quale sfogliare le pagine di un libro dimentichi di quanto ci circonda? Perché l’educazione alla lettura non racchiude semplicemente un complesso di funzioni neurobiologiche, bensì è in grado di ampliare la percezione circa la capacità di saper stare con sé stessi. E come un gioco, le parole e la carta che scivolano lungo le nostre dita sono in grado di dar vita ad immagini e a sentieri dinanzi i quali la ragione sembra imporre un veto. Quindi, perché non provare a vedere la lettura quale degna maestra promotrice di grandi insegnamenti? Primo fra tutti il saper stare in propria compagnia. Un’attività, quest’ultima, difficile da conquistare e che al giorno d’oggi è sottoposta a giudizi obsoleti, futili e privi di senso.
Leggere è entrare da soli in un altro mondo
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Quando leggiamo è come se si creasse una vera e propria distanza spazio temporale da quei confini che, di consuetudine, sono riconosciuti come normali e ben accettati. Entriamo in un mondo fatto di immagini e ancor più in una dimensione entro la quale ci sentiamo in sintonia con i personaggi, con le vicende da loro vissute e non ultimo con gli scenari dove le rispettive trame cedono il posto alla nostra mente analogica. Cioè priva di quei ragionamenti, che giorno dopo giorno non fanno altro che intasare il nostro pensiero e il nostro modo di relazionarci col mondo.
Eppure a quanti capita che durante la lettura i minuti e le ore sembrino spiccare il volo verso un mondo immaginario? Ad esempio su un treno in attesa di arrivare a destinazione, dentro la cabina di un aereo prima di atterrare, oppure ancora la sera seduti su quel trono inespugnabile qual è la nostra comoda poltrona! Perché ciascuno di noi desidera e cerca al contempo un proprio rifugio dal mondo e dai suoi ritmi, quindi perché non provare a scorgerlo tra le pagine del nostro amico fatto di carta? Perché quando siamo completamente assorbiti si viene a creare quello stato mentale in grado di reclutare più funzioni possibili, dall’attenzione all’emozione e dall’immaginazione al movimento.
La lettura stimola quanto di più nascosto abita in noi
Quando leggiamo, non siamo quindi in compagnia di un corpo entro il quale tanti strumenti prendono vita grazie alla direzione di un indecifrabile direttore d’orchestra? Perché la lettura stimola quanto di più nascosto abita in noi, valorizzando oltremodo una compressione temporale sincrona definita “temps perdu”, tramite la quale tutte le rispettive sensazioni evocate dalla lettura viaggiano di pari passo con il piacere di scoprire cosa ci attende all’ultima pagina. Viaggiando così in compagnia di un tesoro perduto e ritrovando il piacere di un contatto rinnovato: il nostro.
"Chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, poiché soltanto quando si è soli si è liberi."
Arthur Schopenauer
Fonti bibliografiche
- Benini, A. (2017), “Neurobiologia del tempo”, Raffaello Cortina Editore, Milano, p. 14
- Borgna, E., (2014), “La fragilità che è in noi”, Einaudi Editore, Torino, 2014.
- Borgna, E., (2021), “In dialogo con la solitudine”, Einaudi Editore, Torino, 2021.
- Helmholtz, V. H. (1870), “Note sur la vitesse de propagation de l’agent nerveux dans les nerfs Rachidiens. Comptes rendus de l’Acadèmie des Sciences, Parigi 1850, vol 30, p,204-206.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché la solitudine non è sempre un male (anche grazie a un libro da leggere)
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