Leggete libri in lingua originale o tradotti in italiano? Vi siete mai chiesti se leggendo libri tradotti, in quanto lettori, ci perdiamo qualcosa nel testo rispetto all’originale? Quanta differenza può fare una traduzione?
Di recente un sondaggio su Twitter di CasaLettori e Robinson ci ha fatto molto riflettere. La domanda era "Leggete di più autori stranieri o autori italiani?" Tra le risposte molte portavano in evidenza il problema della complessità della traduzione.
Se leggete libri tradotti in italiano vi sarà di certo capitato, a volte, di notare delle frasi che non hanno molto senso, eccessivamente ridondanti o che sembrano sconnesse tra di loro. Questo succede perché la traduzione è un lavoro delicatissimo e, se non curata (e revisionata) a dovere, può decisamente creare problemi al lettore. Ma questi sono casi di cattive traduzioni. Cosa succede invece quando le traduzioni sono buone, ottime, ma proprio per venire incontro al lettore si allontanano troppo dall’originale?
Traduzione e perdita: il prezzo da pagare per leggere i libri nella propria lingua
Se da un lato è vero che grazie a una traduzione possiamo leggere un testo nella nostra lingua, che probabilmente non potremmo leggere nella lingua originale perché non la conosciamo, dall’altro è vero anche che spesso e volentieri ci perdiamo molti dettagli interessanti.
Quando parliamo di traduzione parliamo spesso di “perdita”. Giochi di parole impossibili da rendere in italiano senza modificarli o snaturarli, neologismi, espressioni che identificano oggetti culturospecifici sono soltanto alcuni degli ostacoli davanti a cui si può trovare un traduttore. Nel caso di una traduzione letteraria poi tutto si fa ancora più delicato e complesso. Nella traduzione è facile perdere degli elementi, il traduttore lo sa, quel che è importante è cercare il più possibile di trasmettere il senso profondo al lettore, laddove possibile mantenendo anche la struttura linguistica della frase.
Restituire un testo in un’altra lingua spesso significa scendere a compromessi. A volte insomma è necessario adattare il testo e agire sulla traduzione secondo le esigenze del processo comunicativo. Essendo la traduzione legata alla lingua e la lingua alla cultura, è chiaro che in alcuni casi il gioco sia semplice. Se in un romanzo inglese ad esempio il traduttore trovasse l’espressione “it’s raining cats and dogs”, che alla lettera significa “piove giù gatti e cani”, non la tradurrà mai letteralmente. Nella nostra lingua infatti non soltanto non avrebbe senso, ma per fortuna esistono dei modi di dire che hanno lo stesso significato: piove a catinelle o piove che Dio la manda.
Diventa più complicato quando il traduttore si trova davanti a espressioni intraducibili e deve decidere quanto possa essere grande la differenza fra i due testi e soprattutto cosa fare per arrivare a una soluzione senza che quello di partenza possa dirsi tradito.
Quanto sia lecito riadattare e quando sia doveroso rimanere fedeli al testo originale, perdendo però qualcosa nella comprensione, è il dilemma di ogni studioso.
Immaginate la difficoltà di tradurre neologismi, dialetti o nomi inventati che però nascondono al loro interno caratteristiche importanti che definiscono luoghi o personaggi.
A tutto ciò si possono aggiungere (purtroppo) errori dovuti alla fretta e alla mancata revisione del lavoro, per cui può capitare nei libri di trovare vere e proprie sviste, come personaggi che improvvisamente cambiano di sesso o frasi in cui non c’è concordanza tra soggetto e verbo. Insomma, quello del traduttore è davvero un mestiere arduo e quando fatto bene davvero fondamentale per il successo del libro.
Traduzione di libri: non solo perdita
Simone Caffarini, traduttore, ha commentato il nostro articolo con alcuni Tweet che con piacere riportiamo per condividere il suo parere da "addetto ai lavori":
Vi ringrazio per aver citato il mio tweet! Quando si parla di "perdita" nella traduzione, dimentichiamo sempre di guardare l’altro lato della medaglia: quello che viene "aggiunto" in fase di traduzione. L’arte del buon traduttore crea un’opera nuova, piena di peculiarità proprie.
Per ogni perdita, in una traduzione c’è una ricchezza nuova, che nasce dalle caratteristiche proprie della lingua d’arrivo e dalla cultura in cui deve inserirsi.
Anche per questo la traduzione è un lavoro delicatissimo, di equilibrio, di riscrittura, un esercizio di rispetto e di libertà.
Che ne pensate? Avete mai letto libri tradotti male o la cui traduzione vi ha estasiati? Fatecelo sapere nei commenti o rispondeteci su twitter, vi aspettiamo!
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