I libri di storia non ne recano traccia, tuttavia lettere e testimonianze scritte confermano che il fatto è avvenuto davvero e non si tratta solo di una bella favola natalizia.
La tregua di Natale fu un atto straordinario e coraggioso che partì da semplici soldati mossi da sentimenti di profonda umanità e fratellanza.
Oggi sono proprio le lettere dal fronte a raccontarci quel gesto spontaneo di insubordinazione alle logiche spietate di una guerra tanto cruenta quanto ingiusta.
La tregua di Natale: il libro-testimonianza
Link affiliato
Le testimonianze dei soldati che vissero quello straordinario “Miracolo di Natale” sono state raccolte in un libro La tregua di Natale. Lettere dal fronte (Edizioni Lindau, Torino, 2014) a cura di Antonio Besana e con traduzione di Alberto Del Bono.
Il volume reca un sottotitolo che ne esplicita il contenuto: Una storia sorprendente nel racconto dei soldati che ne furono protagonisti.
Sono proprio i soldati britannici a narrare in prima persona l’accaduto attraverso una serie di lettere inviate ad amici e familiari. Ecco che la tregua di Natale diventa così un insieme di piccole storie che compongono un commovente inno alla speranza nella narrazione di uno dei più straordinari eventi natalizi che la storia ricordi.
La tregua di Natale merita di essere ricordata ogni anno nella ricorrenza del 25 dicembre attraverso il racconto dei suoi protagonisti, soldati che vissero una guerra orrenda e inenarrabile che tuttavia ora ci appare in una veste inedita, attraversata da un’inaspettata ondata di magia.
Nella prefazione del libro La tregua di Natale, Alan Cleaver scrive che la vigilia di Natale segnò la fine di settimane di pioggia battente. Cessata la pioggia, una gelata rigida avvolse l’intero paesaggio e gli uomini, al loro risveglio, si trovarono immersi nella neve: un vero Bianco Natale.
Come riporta la testimonianza di un soldato britannico:
Avevo cinquanta uomini nel mio plotone prima della battaglia, e alla fine erano rimasti in ventinove. La maggior parte degli altri erano feriti. (...) Siamo arrivati il 25 dicembre, mentre voi festeggiavate il Natale io ero in trincea. Sono stati giorni molto diversi, abbiamo passato il Natale in pace invece di continuare a spararci a vicenda. In qualche modo è stato deciso un armistizio, e abbiamo parlato con i tedeschi a metà strada tra le trincee.
Era così strano parlare con i tedeschi, e qualcuno di loro parlava inglese. Li abbiamo sentiti cantare la notte di Natale, hanno davvero dei bravi cantanti tra le linee. Per il Boxing Day la cosa si è ripetuta, erano di nuovo fuori dalle trincee, e qualcuno di loro ha anche offerto ai nostri cioccolato e sigarette. I nostri quattro giorni sono finiti, e ce ne siamo andati senza che fosse sparato un colpo.
Quel giorno di Natale del 1914 soldati appartenenti a opposti schieramenti si abbracciarono, si strinsero le mani, si scambiarono cibo e tabacco come doni, bevvero birra e giocarono insieme una partita di calcio nella trincea belga.
Una tregua inaspettata e non ufficiale, un segno di pace nell’orrore senza fine della guerra, prima di tornare a imbracciare i fucili e a guardarsi come nemici. Una vicenda che porta a interrogarsi profondamente, soprattutto durante l’avvento, sulla bontà insita nella natura umana e la fraternità spontanea che può sbocciare nei momenti più difficili e dolorosi.
Si vede che i sentimenti umani sopravvivono persino in questi tempi bui di orrore e morte.
Così scrisse il caporale Harris, sovrintendente dell’unità britannica, riflettendo su quell’incredibile evento.
La tregua di Natale: la vera storia
Siamo a Ypres, in Belgio, la notte del 24 dicembre 1914: i soldati del cosiddetto fronte occidentale tremano di freddo nelle trincee, la temperatura è scesa a quattro gradi sotto lo zero. D’improvviso un fuciliere scozzese, Ernie Williams, osserva un bagliore in lontananza proveniente dalle trincee tedesche.
Mentre osservavo il campo ancora sognante, i miei occhi hanno colto un bagliore nell’oscurità.
scrive Ernie Williams in una lettera alla madre
A quell’ora della notte una luce nella trincea nemica è una cosa così rara che ho iniziato a passare la voce ai miei compagni. Non avevo ancora finito che lungo tutta la linea tedesca è sbocciata una luce dopo l’altra.
Le fiammelle non sono altro che candele accese posate sul parapetto della trincea nemica. I soldati tedeschi iniziano a intonare in coro Stille Nacht e avvistando il fuciliere in lontananza urlano: “Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!”
Dopo un attimo di stupore sono allora i soldati del reggimento britannico a rispondere all’augurio. Dalla fazione opposta si solleva un coro sommesso che inizia a cantare Silent Night.
La mattina seguente, il 25 dicembre 1914, i soldati decidono di riporre le armi e si salutano l’uno con l’altro con fare amichevole. Si incontrano nel mezzo delle trincee e di nuovo si augurano “Buon Natale” nelle rispettive lingue, cercando di capirsi a vicenda.
Scrive un altro soldato inglese:
Era tutto così tranquillo che sembrava un sogno, non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo.
La partita di Natale che fermò la guerra
Link affiliato
A un certo punto un soldato tedesco mostra agli altri un oggetto inconsueto in tempo di guerra: non è un fucile, ma un rotondo pallone da calcio.
Per giocare una partita del resto non serve molto, basta un pallone gettato al centro del campo e il gioco ha inizio, subito sembra mettere d’accordo tutti.
Ecco che i soldati inglesi e quelli tedeschi si dividono in due squadre opposte e iniziano a giocare.
La partita di calcio prosegue per una buona mezz’ora, alla fine vincono i tedeschi per 3 a 2. Poi ecco che tutto si conclude così come è iniziato i soldati, a malincuore, tornano alle loro trincee.
Come raccontano i combattenti inglesi nelle lettere:
In alcune zone stavamo a sole 100 iarde da loro, e abbiamo parlato per tutta la notte. Hanno anche proposto di giocare a pallone. Al mio ritorno ti parlerò ancora dell’incredibile trasformazione che è avvenuta all’alba del giorno di Natale. Oggi non è stato sparato un colpo, e la brina è ancora intonsa sul terreno ghiacciato. Un bel cambiamento, dopo la pioggia.
Terminata la tregua la guerra riprende, ma i soldati ora si rifiutano di sparare al nemico con cui hanno fraternizzato. Per punizione i soldati inglesi vengono spediti sul fronte di Verdun, mentre i tedeschi sul fronte Orientale. Nel frattempo i generali cercano di evitare la fuga di notizie sulla pace inaspettata per non influenzare gli altri reggimenti e suscitare azioni di emulazione.
Tuttavia alcune informazioni erano già trapelate: Il Manchester Guardian del 31 dicembre 1914 titola: Tregua di Natale al fronte — I nemici giocano a calcio ma presto le notizie vengono messe a tacere in fretta e furia, screditate come miti e leggende di poco conto.
Si conclude così la tregua di Natale del 1914, la sera del 25 dicembre è tutto finito. La guerra ricomincerà furente e più violenta di prima.
Non ci sarà più pace per altri quattro lunghi anni e sul fronte belga la battaglia sarà più feroce che mai. Presto i tedeschi inzieranno ad usare contro gli avversari dei nuovi gas asfissianti dall’effetto letale che presero il nome di “iprite”, da quella stessa cittadina di Ypres che fu teatro di un inaspettato atto di pace.
Tuttavia per lo spazio di un giorno e di una sola notte tedeschi e inglesi non erano stati più nemici e si erano uniti in un abbraccio fraterno.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vera storia della “tregua di Natale”, la partita di calcio che fermò la guerra
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Storie vere Sport Curiosità per amanti dei libri Natale
Lascia il tuo commento