1918 L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo
- Autore: Laura Spinney
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
La storia del mondo - e dell’umanità che lo popola - è data anche dal computo delle catastrofi che ne rimodulano gli assetti sociali. Tra il 1347 e il 1352, la peste nera infuriò in Europa, decimando un terzo della popolazione. Secoli più avanti, le due guerre mondiali (1915-1918; 1939-1945) falcidiarono soldati e civili a milioni, ridettando le mappe della nuova geopolitica. Tra l’uno e l’altro conflitto (1918-1920) il virus dell’influenza detta spagnola di morti ne fece quasi cento milioni, concorrendo suo malgrado alla conformazione del pianeta come oggi lo conosciamo.
Il possente saggio che la giornalista scientifica Laura Spinney dedica all’argomento “1918. L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo” (Marsilio, 2018) muove sulla scorta di una domanda: date diffusione e incidenza della pandemia, come mai se ne parla tanto di rado?
“Tra il primo caso registrato – il 4 marzo 1918 – e l’ultimo – nel marzo 1920 – uccise tra cinquanta e cento milioni di persone, vale a dire tra il 2,5 % e il 5% della popolazione mondiale (…) Eppure, se svolgiamo il nastro del Novecento, vediamo due guerre mondiali. L’ascesa e il declino del comunismo, alcuni drammatici episodi della decolonizzazione, ma non l’evento più sconvolgente di tutti, anche se è proprio davanti ai nostri occhi. Quando si chiede qual è stato il principale disastro del XX secolo, quasi nessuno risponde «L’influenza spagnola»” (p. 12).
Operando all’interno degli ambiti diagonali di scienza, cronaca, storia, antropologia, Laura Spinney fruga fra prodromi e ricadute politiche e sociali della spagnola, per un saggio assoluto e dalla presa sicura. Detta in altro modo: un’investigazione a raggio amplissimo sul contagio che - passando per vittime, accomodamenti, prove ed errori - ha impresso un’accelerazione alla ricerca scientifica, prospettando le fondamenta di una nuova scienza medica e una nuova umanità. Malgrado il perdurare del pericolo pandemico: in un Novecento imberbe, povero di cure e mezzi di trasporto, la diffusione del contagio avveniva per lo più via mare, attraverso le navi adibite al trasloco merci e passeggeri. L’attualità ci restituisce un quadro di spostamenti in cui le occasioni di trasmissione virale sono moltiplicate in modo esponenziale. Consigliato tenere alta la guardia.
“L’influenza spagnola” si chiude, non a caso, con una suggestiva riflessione sulla lotta sempiterna uomo-batteri.
“In passato si pensava che l’influenza fosse causata dall’azione di stelle lontane, poi ci si è resi conto che qualcosa di molto piccolo entrava nel corpo facendolo ammalare, infine si è capito che l’influenza è il prodotto dell’interazione tra l’ospite e l’agente patogeno. Nel corso dei secoli gli esseri umani sono arrivati a percepire questa malattia come un balletto sempre più intimo con il demonio, e anche quando aggiungono qualcosa alla loro conoscenza, uomini e microbi continuano a modellarsi a vicenda” (pp. 306-307).
Un saggio bellissimo che si legge come un romanzo mozzafiato e si apprezza per l’altissima caratura storico-scientifica.
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