A nuoto verso casa
- Autore: Deborah Levy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2014
“A nuoto verso casa” (Garzanti, 2014) è il romanzo col quale Deborah Levy, autrice di origini sudafricane ma residente in Inghilterra, è stata finalista del prestigioso Booker Prize. L’autrice, amante del teatro e della poesia, viene spesso paragonata a Virginia Woolf e a D.H. Lawrence. La sua grande abilità consiste nell’alternare sapientemente storie dove in apparenza non capita mai nulla, ad atmosfere inquietanti che richiedono una profonda analisi.
L’alone di mistero che regna all’interno della sua prosa elegante dà vita ad un piccolo microcosmo che in realtà nasconde uno spessore maggiore.
Siamo in Francia, precisamente sulla Costa Azzurra. È il 1994 quando il famoso poeta inglese Josef Jacobs affitta una villa dove trascorrere le vacanze con la moglie Isabel, giornalista ed inviata di guerra, e la loro figlia quattordicenne Nina. A dividere le stanze, anche una coppia di amici, l’altissima Laura e il corpulento Mitchell. In mezzo al giardino, una piscina dall’acqua metaforicamente verdastra, piena di insetti e foglie cadute, attorno alla quale si sviluppano gli alquanto contraddittori intrecci familiari, che mettono in evidenza i segreti di cui la piccola comunità è intrisa.
Il clima di “calma apparente” deve all’improvviso confrontarsi con l’irruzione di un estraneo, in apparenza venuto per scatenare il caos. Costui, anzi, costei, è Kitty Finch, ovvero una giovane ragazza dai capelli rossi, che si presenta come un’amica della proprietaria della villa, di professione botanica. Isabel, la moglie del poeta, riconoscendo in lei una ragazza fragile e senza alcun posto dove andare, le permette di sistemarsi nella stanza degli ospiti. La presenza di questa donna porterà dei cambiamenti nell’assetto familiare, riuscendo addirittura a rivoluzionare le sorti dei personaggi. Kitty è una grande ammiratrice dell’attempato poeta inglese. Ha scritto una poesia, intitolata “A nuoto verso casa” che desidera fargli leggere. Dal canto suo, Josef ha qualche esitazione. Non riesce ad aprire quel foglio, quasi riconoscesse nello scritto della ragazza l’ombra di un passato che ha cercato con tutto se stesso di dimenticare.
“So cosa stai pensando. La vita vale la pena di essere vissuta perché speriamo che domani andrà meglio, e che arriveremo a casa sani e salvi. Ma tu ci hai provato e non sei arrivato a casa sano e salvo. Non ci sei proprio arrivato. È per questo che sono qui, Josef. Sono venuta in Francia per salvarti dai tuoi pensieri”.
L’attrazione che Kitty esercita sul poeta non gli lascia scampo, portando in superficie il freudiano dualismo fra passione e desiderio di morte, che si diffonde sempre più nella storia fino a sfociare nel giallo. Il caos, in realtà, non è stato portato dall’estraneo, bensì era preesistente all’interno di ognuno dei presenti. Nessuno è come sembra e, mentre si legge il finale spiazzante, ci si rende conto che l’intera storia può essere riassunta in un’unica frase:
“I segreti più terribili sono quelli che abbiamo con noi stessi”.
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