A un passo dalla vita
- Autore: Thomas Melis
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo. Ha collaborato con diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna.
“A un passo dalla vita”, il romanzo che presenta oggi ai lettori di Sololibri.net, segna il suo esordio letterario per la casa editrice Lettere Animate. Il libro appartiene al genere noir/hard boiled e ha l’ambizione di raccontare la storia di un gruppo di giovani, nati negli anni ’80, mettendo in luce i drammi e le contraddizioni di quella che un uomo come Mario Monti non ha esitato a definire “generazione perduta”.
Per comprendere meglio il pensiero dell’autore, ecco la trama del romanzo:
È una Firenze fredda, notturna e mai nominata quella che fa da palcoscenico alla storia di Calisto e dei suoi sodali, il Secco e Tamagotchi. La città è segnata dalla crisi globale, dietro l’opulenza pattinata del glorioso centro storico si nasconde la miseria dei quartieri periferici. Calisto è intelligente, ambizioso, arriva dal Meridione con un piano in mente e non ha intenzione di trasformarsi in una statistica sul mondo del precariato. Vuole tutto: tutto quello che la vita può offrire. Vuole lasciarsi alle spalle lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, la prostituzione, il degrado, i rave illegali –, per conquistare lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion più in voga della città. Calisto vuole tutto e sa come vincere la partita: diventando un pezzo da novanta del narcotraffico.
- Buongiorno Thomas, il suo romanzo è ambientato in una bellissima città come Firenze, c’è un motivo particolare per questa scelta?
“Ho scelto Firenze, come palcoscenico per la storia che ho voluto raccontare, perché è la città perfetta per dare forza al messaggio che vorrei “A un passo dalla vita” lasciasse ai lettori. Firenze è una città bellissima, probabilmente la più bella d’Italia e sicuramente tra le più belle del mondo, ma a questa enorme bellezza fanno da contrappasso il disagio e la miseria che si nascondono nei quartieri periferici, a pochi chilometri dal duomo. Come in tutte le città d’Italia, la gloria della storia rinascimentale, raccontata dai nostri centri storici, contrasta con la povertà dei tanti quartieri dormitorio appena ai loro bordi. Una realtà che, ovviamente, si è aggravata profondamente con l’esplosione della crisi globale del 2008, che oggi, a distanza di oltre sei anni, non sembra voler allentare la presa. È esattamente nello spazio di sovrapposizione tra questi due mondi che si muovono Calisto e i suoi sodali, facendo da tramite tra lo squallore della periferia – gli spacciatori albanesi, il degrado, la prostituzione e i rave illegali –, e lo scintillio delle bottiglie di champagne che innaffiano i privè del Nabucco e del Platinum, i due locali fashion che il gruppo legato al protagonista utilizza come basi per il narcotraffico”.
- Calisto, il personaggio principale, è combattuto tra la ricerca di una vita normale e il crimine, perché?
“Perché Calisto è un personaggio intelligente e capisce in modo chiaro che la vita che conduce è molto pericolosa e potrebbe finire per fargli pagare un prezzo estremamente caro, ma allo stesso tempo non vuole accettare l’esistenza fatta di precariato e miseria che la società italiana ha riservato a quelli come lui. Per questo motivo sceglie di reagire, di reagire violentemente. A un passo dalla vita è, nel profondo, la storia di una reazione violenta, di una ribellione senza speranza alle promesse non mantenute fatte a un’intera generazione. Se dovessi racchiudere in una sola frase la storia e il senso del romanzo dire che A un passo dalla vita è la storia di coloro che decidono di fare la scelta sbagliata. E Calisto, pur nella sua amletica ambiguità, è uno di questi.”
- Il romanzo utilizza un registro linguistico molto ampio e vario, come ti è venuta questa idea?
“Ho sicuramente un debito di gratitudine verso alcuni autori italiani a cui faccio grande riferimento. In particolar modo, ho seguito l’esempio del Collettivo Wu Ming e di Giancarlo De Cataldo, per elaborare un testo che fosse fortemente realistico. Si è trattato di un’attività che a comportato molto studio, in particolar modo su copioni teatrali in vernacolo, finalizzato a sistematizzare la scrittura delle diverse varianti dialettali utilizzate. Analogamente, uno studio approfondito, è stato necessario per la stesura delle parti testuali nelle quali ho utilizzato tipici gerghi criminali o carcerari, oppure nei capitoli in cui il registro diviene particolarmente elevato, specialmente nei momenti introspettivi di Calisto o nelle lezioni di economia e finanza del professor Vannucci, un altro personaggio chiave”.
- Dal tuo romanzo sembra voler trasparire un insegnamento: il male non resta mai impunito, è così?
“Senza dubbio questo è il messaggio finale che vorrei restasse al lettore dopo aver voltato l’ultima pagina del mio libro. Ed è proprio per questo motivo che, nel mezzo di un coacervo di personaggi malvagi, negativi e infidi, ho cercato di inserire alcuni esempi opposti, alcuni personaggi puliti, che nelle mie intenzioni devono servire a dimostrare che un’altra scelta, rispetto al male, è sempre possibile. Per quanto dura, per quanto poco affascinante e per quanto apparentemente poco conveniente, esiste sempre un’altra strada da percorrere prima di quella che porta alla moltiplicazione della negatività e delle storture che ogni giorno soffocano la nostra malata società ”.
Vi lascio con un saluto alla redazione, un ringraziamento ai lettori e ricordandovi che potrete trovare “A un passo dalla vita” presso tutti i principali portali di commercio on line.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A un passo dalla vita
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