Abbecedario. Le parole dell’economia
- Autore: Beppe Ghisolfi
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Assegno, bancomat, bilancio societario, moneta, patrimonio. Fin qui niente di ostico o impossibile. Ma se si parla di bail-in, fiscal compact, giroconto, tasso ufficiale di riferimento? È indispensabile occuparci di economia perché prima o poi, l’economia si occuperà di noi, nella vita, spiega Beppe Ghisolfi ai giovanissimi, per i quali ha scritto Abbecedario. Le parole dell’economia, agevole dizionario dei termini più utilizzati nel linguaggio economico, testo elementare per gli alunni della scuola primaria e secondaria, pubblicato a marzo da Nino Aragno Editore (Torino, 2022, collana Biblioteca Aragno, 219 pagine).
Nato nel 1949, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, Cavaliere del Santo Sepolcro e del Sovrano Militare Ordine di Malta, Ghisolfi è vicepresidente del Gruppo Europeo delle Casse di risparmio, presidente dell’Accademia di educazione finanziaria, consigliere del Cnel e dell’Istituto mondiale WSBI, consigliere (a vita) della Fondazione “Carnegie”, direttore di “Banca Finanza”. Ha presieduto la Cassa di Risparmio di Fossano. Le sue pubblicazioni, tutte edite da Aragno - Manuale di educazione finanziaria (2014), Banchieri (2018), Lessico ginanziario (2019), Le fondazioni bancarie. Manuale di navigazione (2020), Visti da vicino (2020) - lo hanno reso il “Piero Angela dell’educazione finanziaria”.
Il nuovo volume è un aggiornamento del manuale del 2014, con l’aggiunta dei termini entrati nel linguaggio comune negli ultimi otto anni. È scritto in modo elementare, adatto a ragazzi e ragazze dai sei ai quattordici anni. L’autore si augura possa risultare utile come libro di testo per l’educazione finanziaria, qualora la materia diventasse obbligatoria negli ordinamenti scolastici.
Dice di avere cominciato nel 1997, da presidente di CariFossano, a girare nelle scuole di ogni ordine e grado, dove ha incontrato migliaia di studenti in ogni parte d’Italia. La sua azione è proseguita col tempo e continua tuttora. Qualche anno fa ha fondato l’Accademia di educazione finanziaria, avendo riscontrato che l’esigenza di conoscere i termini della finanza non veniva affatto avvertita. Niente di più sbagliato: a tutti tocca fare i conti con l’economia prima o poi, non foss’altro per difendere i risparmi, non farsi raggirare e non commettere errori.
L’abbecedario (indimenticabile quello “bello nuovo” di Pinocchio, comprato con sacrificio dal babbo Geppetto) è stato fino agli anni Sessanta il primo libro scolastico, che aiutava i neo alunni ad apprendere l’alfabeto, la compitazione e la lettura (prende il nome dalle lettere a, b, c, d).
Ma siamo sicuri che un abbecedario dell’economia debba servire solo ai più giovani? Ghisleri dimostra molto rispetto degli adulti, escludendo per loro l’esigenza di apprendere i rudimenti dell’economia. Non c’è dubbio, invece, che la complessità di una materia tanto quotidiana quanto di uso per niente comune tra la gente dovrebbe suggerire agli italiani, di ogni età, l’utilità di un vocabolario dell’economia adatto a tutti. Si prendano le prove penose offerte da fior di laureati in tante discipline davanti ai più banali test Invalsi di cultura generale, per confermare che il lavoro di Ghisleri è anche “roba” per italiani dai vent’anni agli “anta”, che generosamente l’autore ha tenuto fuori target nella didattica economica.
Per fare qualche esempio degli insegnamenti di Ghisleri, è bene prendere in considerazione taluni termini piuttosto diffusi nelle cronache giornalistiche, ma provenienti dalla lingua inglese, perché intraducibili e comunque efficaci, a dimostrazione che la globalizzazione sta portando l’economia mondiale ad adottare una lingua comune.
Si è citato il bail-in. È il “salvataggio interno” di una banca in crisi. Una misura estrema, discussa e contestata, regolata da una legge statale del 2016, che scatta in caso di gravissima crisi, perché le conseguenze ricadono sui tanti: azionisti, obbligazionisti e in seguito anche clienti, per la parte eccedente 100mila euro di deposito. Per questo, è l’ultima ratio dopo altre vie per salvare la banca, come l’acquisizione da parte di una banca più grande o di un gruppo bancario.
Il credit crunch (“stretta del credito”) è un fenomeno legato a periodi di stagnazione o recessione, che vedono le banche restie a erogare finanziamenti alle imprese e alle famiglie, nel timore di non vedere restituito il denaro anticipato. Gli istituti di credito voglio così evitare le cosiddette “sofferenze”. Quando privati e imprese non pagano le rate, quei prestiti diventano “incagli”, ma se la situazione peggiora diventano “sofferenze” e la banca è costretta ad azioni legali per il recupero, non sempre garantito per l’insufficienza dei beni del debitore.
Il famoso spread non è altro che “differenza”. Lo Stato italiano, pieno di debiti, cerca prestiti ed emette titoli, tra i quali Buoni del Tesoro con scadenza a dieci anni, sui quali paga un interesse. Dal momento che lo fa anche la Germania, il nostro Paese, ritenuto meno solido, paga un interesse più alto per riuscire a piazzarli. La differenza di interesse tra Italia e Germania è lo spread. Se oggi chi compra Btp italiani ottiene un interesse del 4%, mentre i Bond tedeschi sono al 2%, in termini tecnici la differenza è del 2%: duecento punti base. Quando i conti dello Stato migliorano, aumenta la fiducia nell’Italia e lo spread scende. Più sale lo spread, più pesante diventa il nostro debito.
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