Accidenti!
- Autore: Tom Sharpe
- Categoria: Narrativa Straniera
Tom Sharpe è un autore tradotto in Italia, ma relativamente poco conosciuto ed è un peccato, perché è uno degli scrittori umoristici inglesi più importanti del secondo Novecento e i suoi bersagli sono forti: l’Università, la scuola, la razza, la politica, il femminismo. Sharpe è feroce con tutti perché non crede nel miglioramento degli uomini e li irride senza pietà.
Romanzo caustico "Accidenti!" è stato scritto negli anni Settanta, momento di grande rinnovamento degli studi accademici, è una denigrazione terribile dell’università inglese.
La trama è lineare e si può accennare: Porterhouse (che in italiano si può tradurre con "casa del custode" o semplicemente portineria e sarebbe molto divertente se l’autore l’avesse chiamata così questa scuola) è un college inglese particolare: non ammette i suoi studenti per i loro meriti, ma per i loro soldi.
È frequentata da studenti di buona famiglia (maschi, per carità) che non saprebbero dove andare altrimenti vista la loro imbecillità. Lavorare? Per un nobile è volgare. Andare in guerra? Non si usa più e ci vuole coraggio. Porterhouse li accoglie ed è stato sempre così fino a quando non arriva un Rettore, sir Godber Evans, dalle idee moderne.
Merito, modernità, classi miste (orrore) sono i nuovi pilastri della scuola. "Accidenti!" dicono i professori, come facciamo a permetterlo? E non lo permetteranno infatti.
Loro alleato e in fondo deus ex machina è l’inquietante custode Skullion, che si rifiuta di servire un uomo, il Rettore, di umili origini.
Pettegolezzi, inchieste giornalistiche, tentati omicidi, presunte molestie sessuali sono gli elementi di forza per distruggere il nuovo che avanza. Ci riusciranno? Non lo rivelo.
L’opera, letta oggi, mostra i segni del tempo, ma l’attacco al politically correct era già cominciato negli anni Settanta e pare non avere fine.
È difficile cambiare il mondo se i reazionari sminuiscono il lavoro di chi ci crede.
Trasportiamo questo mondo in Italia e vediamo cosa ne penserebbe Sharpe se fosse vivo. Forse si farebbe una risata, ma come disse de Musset "quando si finisce di ridere bisogna cominciare a piangere".
Bel libro per divertirsi e riflettere.
Accidenti!
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