Adriaticamente
- Autore: Ettore Tombesi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
Con umorismo che oscilla tra l’ironia a il sarcasmo, Ettore Tombesi presenta Adriaticamente (Aiep, 2014) un diario in 12 capitoli per 92 pagine con aneddoti della sua attività giovanile di marinaio di salvataggio a Rimini, sua città natale. Le descrizioni minuziose dimostrano la passione viscerale di questo acuto osservatore della vita delle spiagge e della sua fauna, sia animale che umana.
L’acqua dell’Adriatico ha il colore della sabbia, con sfumature diverse che vanno dal giallo caffelatte, al nastro da pacchi, al beige chiaro, fino a richiamare le tonalità del deserto del Sahara.
La spiaggia degrada dolce, la marea guidata dalla luna sale e scende, il mare segna la sabbia umida e, per il tratto lungo, il baffo dell’onda sulla riva dà origine al così detto ‘bagnasciuga’. Sul bagnasciuga della spiaggia di Rimini esiste una vera e propria autostrada pedonale che segue i due sensi di marcia senza creare ingorghi o incidenti. Una sorta di passerella dove passeggiamo uomini e donne in mutande e reggiseno, qualcuno privo di mutande o di reggiseno […]. Chi passeggia sul bagnasciuga può tenere il passo veloce che denota buona salute, il passo medio di chi si sollazza nella natura, oppure il passo lento di coloro che chiacchierano intasando il flusso e rendendo necessari i sorpassi.
Il suo occhio è certo più attento ai dettagli della natura di quello di un turista che cerca il diporto:
Il fondo è sabbioso e con le correnti il mare forma piccole dune simili a quelle della spiaggia, dove però è il soffiare del vento che modella le dune.
Si mostra tuttavia attento osservatore anche dei frequentatori turistici, offrendo dal suo diario personale sia degli episodi macabri come il ritrovamento in mare del corpo senza vita di qualche turista sfortunato o imprudente, come pure episodi della sua vita amorosa giovanile, mostrando sempre un occhio zoologico, quasi investigativo, per le persone che frequentano le coste marine:
Il pescatore con i pantaloncini azzurri sta seduto e guarda la punta della canna con il filo bene in tensione. I suoi tatuaggi sono quelli della galera e si vede bene. Non sono rifiniti come quelli moderni, realizzati con gli aghi meccanici dei tatuatori quasi artisti che seguono un disegno scelto tra mille. In galera si usa la penna Bic ed un ago da cucito.
La spiaggia appare essere tutto il mondo dell’autore che conclude il libro con una riflessione mesta, poetica seppure piena di nostalgia, a dipingere un tramonto che potrebbe non essere solo del sole, con la sua riflessione ecologica:
Il gabbiano morto mi rattrista. Avverto il tempo che passa e si avvicina alla morte. Se muoiono i gabbiani, muoiono anche i sorrisi felici dei bimbi, dei surfisti, del loro pubblico, di tutti i bagnanti. Muore anche il mare. Anche i due della capitaneria non sarebbero felici, perché se muore il mare, dovranno cambiare lavoro.
È un libretto di poche pagine, da leggersi sulla spiaggia, preferibilmente sul Miramare riminese, per migliorare la consapevolezza e quindi anche l’apprezzamento del luogo che è certo molto di più che sabbia sole e sudore (senza dimenticare la protezione solare!) e, all’occasione, non guasta apprezzare meglio il lavoro del “marinaio di salvataggio” che nella descrizione di Tombesi diverge alquanto dalla versione televisiva di Baywatch. O dipende forse solo dalla spiaggia?
Adriaticamente
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