Alla ricerca di Anima di Raffaele Floro

Il libro è corposo (due tomi, più di 700 pagine complessive), denso di rimandi, miti, richiami, stimoli trasversali, senza dubbio per specialisti. E del resto non ne fa mistero, a partire dal titolo, “Alla ricerca di Anima” (Moretti & Vitali, 2016), laddove con Anima è da intendersi l’accezione archetipica junghiana, posta

“a integrazione della distanza esistente tra la materialità del cervello e l’aleatorietà della mente” (p. 11, vol. II).

Per dirla ancora con le parole dell’autore del saggio, lo psicanalista Raffaele Floro:

“L’anima è il regno delle emozioni, dei sentimenti, dei sogni e delle visioni; le parole con cui si esprime, dandosi a conoscere, sono le immagini, i simboli e le metafore, con cui continuamente e creativamente costruisce la realtà di ogni giorno”.

Da qui discende l’escursione - tra psicoanalisi, letteratura, filosofia - che conferisce un’aura quasi tassonomica all’impalcatura del lavoro. Il primo volume (L’incontro. Per una psicologia poetica del sentimento), più del secondo, insiste sul pedale speculativo, a partire dall’idea di un Femminile materno delineato in progress, cioè via via che l’individuo viene in contatto con la propria sentimentalità (col femminile che è in lui).
Il secondo volume - Il ritorno. Il sentimento come Anima nella vita e nella rivisitazione simbolica del Faust, della Divina Commedia e dell’Asino d’oro – traduce nella pratica la propedeutica espressa ne L’incontro, individuando nella clinica analitica, così come in certa letteratura e poesia, possibili coniugazioni del contatto tra Anima e cuore di ogni individuo. Inaugura l’indagine letteraria-speculativa il “Faust” di W. Goethe. Seguono, in una ridda di stimoli prospettici, la “Divina Commedia” e “L’asino d’oro” di Apuleio.

Detta in parole molto povere e al netto di ogni approfondimento “specialistico”, il succo di “Alla ricerca di Anima” sarebbe questo. Aldilà dei contenuti intrinseci del lavoro, mi piace sottolinearne infine il carattere contro-tendente, in quanto concentrato sull’inapparente (sull’interiorità, sulla ricerca della pienezza sentimentale) al tempo di un apparire invece coatto, sempre più svuotato di senso.