Amore e Morte
- Autore: Moira Egan
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Edizioni Tlon
- Anno di pubblicazione: 2022
Moira Egan è nata a Baltimora e vive a Roma. Ha pubblicato cinque volumi di poesia negli Stati Uniti, e tre volumi bilingui in Italia. Suoi lavori sono apparsi in molte riviste statunitensi e internazionali, e in diverse antologie; in collaborazione con Damiano Abeni ha tradotto i maggiori autori anglofoni contemporanei. Le edizioni Tlon di Roma pubblicano ora il volume con testo a fronte Amore e Morte, che raccoglie suoi versi editi e inediti, divisi in categorie tematiche, corrispondenti ai vari capitoli: amore, morte, sesso, filosofia, poesia. In ogni pagina aleggia la forza unificante, l’energia vitale dell’eros, che ha fatto dire a Goffredo Fofi:
“Moira Egan scrive poesie d’amore. E ci conferma che è ancora possibile scrivere poesie d’amore. Che, forse, sono le prime poesie che si ha necessità di scrivere, o di leggere, l’alpha e l’omega d’ogni esperienza”.
“Poesie piene di carne”, le definisce nella sua entusiastica prefazione Melissa Panarello, fornendo della poeta americana un vitalissimo ritratto:
“Ti sembra di vederla Moira Egan che si aggira ora per Campo de’ Fiori, ora per una spiaggia sarda o un’isola greca, con la sua aria da creatura magica, i lunghi capelli fatati, gli occhiali ad ali di farfalla che risaltano occhi di cielo e una pelle sottile e chiara”.
Sensualità che anima i sentimenti e i pensieri, rendendo superflua ogni vaga interpretazione filosofica, grottesca ogni presuntuosa ideologia: solo la poesia è in grado di dare voce alla verità proclamata dal corpo: “La piccola morte / ti artiglia la gola, il tuo urlo è poesia”, “il sesso è l’unica via verso la verità. Filosofia, / religione, fisica – gli altri / percorsi tradizionali – tutto sbagliato. Solo la poesia // ci andava vicino, ma chi riesce a vivere di poesia?”
Nella prima sezione, Love, ci imbattiamo nel fronteggiarsi adorante-ostile di due innamorati, nel reciproco darsi e negarsi, in incontri e addi: “l’amante / che ha infilato la porta è tornato da estraneo e / ha cercato di tenersi le mie chiavi”, “ci sdraiamo insieme, tu sul fianco destro, / io sul sinistro – che specchio stupendo”, “Lui insiste, sussurra, / e ci schiacciamo l’uno all’altra”. Si affollano i ricordi: il fico d’India assaggiato per la prima volta a Malta, l’alloro mancante in cucina fortunosamente recuperato in strada: pretesti a excursus storici o mitologici, a commenti etici o politici, a espressioni gergali o battute sarcastiche, a commosse memorie familiari.
In Death, “l’arte bestiale del morire” è descritta nella sofferta agonia del padre e di altre persone care, nel prevalere inesorabile del buio notturno con l’oblio del sonno, nel rintocco delle campane che allude a un paradiso più clemente e ospitale della terra.
Sex è il capitolo in cui più provocatoriamente si esprime l’adesione alla fisicità, la volontà sfacciata di seduzione, la ribellione alle costrizioni maschili e maschiliste, la descrizione audace di fantasie oscene, insieme alla consapevolezza della proprie arrendevolezze, nella forma letteraria controllata dei sonetti (scritti su un tovagliolino di un pub):
“Come una sacerdotessa vudù, cerco soltanto / di mostrare i muscoli mistici, per sottomettere / un uomo in ogni porto che mi sappia riconoscere, / sapendo che ci separeremo senza un pianto”, “Sono, purtroppo, / una tipa che quasi si innamora se si sente riconoscente”, “Succo, carne, polpa, inghiotti / avida, le labbra iniziano a formicolare, / la gola si spalanca. Soddisfi / appetiti che ignoravi di avere”, “La notte scorsa, svegliatami, scossa, volevo sesso. / Non sapevo bene dove mi trovavo, né perché // non ero nel mio letto. Lui, perplesso / per la mia confusione, mi ha calmato con il sesso”.
La quarta sezione intitolata Philosophy si apre con alcuni peana alla sessualità quasi imbarazzanti, a ribadire che l’unica, autentica ontologia meritevole di approfondimento è il piacere del corpo perseguito fino allo sfinimento, che trova conferme nella concupiscenza dei fiori e delle costellazioni, nell’esibizione tumultuosa dei fenomeni meteorologici estremi.
In Poetry e in Other, infine, Moira Egan esibisce una sua divertita e ammiccante opposizione alla poesia togata degli accademici e degli intellettuali, esaltando la spontaneità dell’abbandono al godimento di tutti i cinque sensi: gli ammalianti profumi, il cibo e l’alcol, la visione di begli oggetti d’arte e splendidi panorami, l’ascolto di musica jazz, la tattilità epidermica. Nessuna favola, magia, mito o religione vale quanto la pregnanza compatta offerta dal reale: “Queste sono le mie / poesie, / pistillo, stame, sangue e lividi”.
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